Il mio viaggio interiore con la Dermoriflessologia si è svolto in maniera costante per circa tre mesi, con incontri ogni quindici giorni con Pietro Bresadola (Dermoriflessologo).
È stato intenso e veloce.
Ho alle spalle anni di percorso di crescita personale e spirituale molto solido, in cui ho appreso diversi strumenti efficaci per dipanare e sciogliere i miei nodi interiori, ma la difficoltà più grande è sempre riuscire ad entrare veramente in contatto con le proprie emozioni in maniera proattiva e propositiva. Riuscendo cioè a percepirle chiaramente, ma allo stesso tempo ad osservarle da un punto di vista obiettivo, quasi esterno, così da non venirne risucchiati.
Questa è senza ombra di dubbio il grande valore che posso attribuire alla Dermoriflessologia.
Ha fatto ordine dentro di me.
Ero come un puzzle in parte costruito, ma con diversi pezzi sparpagliati alla rinfusa in cui le immagini solo in parte composte sembravano non concludersi mai, non trovare mai la tessera mancante, la tessera che corrispondeva, che completava.
Seduta dopo seduta, come un subacqueo sono stata condotta nella profondità di me stessa, per riemergere poi con nuove tessere del puzzle e con la giusta visione di insieme per andarle a posizionare.
Lavorare sulla bilancia dissociazione-associazione, mi ha aiutata a riappropriarmi del mio sentire, delle mie vere emozioni, a portare dentro ciò che è mio e a ricollocare all’esterno ciò di cui mi ero caricata.
Ho imparato a provare ciò che davvero provo, che sembra banale, semplice, ma è ciò che più siamo stati deprogrammati a fare.
Ricordo un episodio in cui ero giunta alla sessione in preda ad un forte panico, vecchie memorie erano riemerse con forza con tutto il loro carico emotivo, tanto che per alcuni giorni ho avuto terrore di tutto, mi sentivo quasi perseguitata. Durante la sessione abbiamo lavorato sull’apparato urogenitale e terminata la seduta ogni traccia di paura era scomparsa.
Abbiamo poi potuto osservare come la paura in me fosse strettamente connessa alla rabbia inespressa, che ho potuto esplorare senza venirne travolta, andando a lavorare su fegato ed emozioni.
Da lì è emersa la mia grande difficoltà a percepire correttamente le mie emozioni senza entrare nella paura e di conseguenza nella rabbia, a causa di un’educazione molto castrante in cui ogni occasione di felicità veniva tradita da punizioni o urla immotivate. Questo nella vita mi ha causato grandi difficoltà, sabotando spesso il raggiungimento del successo e la concretizzazione di progetti ben avviati. Intervenire sull’equilibrio piacere-dolore mi ha aiutata ad osservare chiaramente questo movimento interrotto, spezzato, che generava se stesso solo per autodistruggersi e quindi di disinnescarlo.
Siamo entrati poi ad esplorare i miei nodi più antichi, in particolare il legame soffocante con mia madre, attraverso la placca della madre. È stato uno scavo profondo, che ha riportato a galla un intricato mondo di emozioni taciute, di sensi di colpa e ferite, in cui per tutta la vita non ero riuscita ad inoltrarmi perché oscurato da troppe ombre che non si lasciavano osservare. Un reticolo di accuse non esplicitate, ma fatte pesare con atteggiamenti e sguardi. Un mondo di emozioni che mia madre mi buttava addosso spacciandole per mie e togliendomi completamente dal mio vero sentire e da una corretta interpretazione della vita e degli eventi, un carico emozionale non mio che per tutta la vita mi ha creato grandi difficoltà.
È emersa molta rabbia, molto senso di ingiustizia.
Ma questo è stato solo il primo strato.
La giusta alfabetizzazione delle emozioni e dei ruoli, creata con il lavoro delle precedenti settimane, mi ha permesso di non fermarmi lì, di andare oltre conoscendo ormai la strada.
E nella profondità che porta a raggiungere uno stato quasi di purezza dei fatti nel loro nascere, ho finalmente visto le mie scelte infantili di voler sollevare mia madre dal dolore e dalla depressione, stipulando silenziosi patti con lei in cui, per amore, non l’avrei mai lasciata. Per amore avrei continuato a prendermi cura del suo dolore che quindi in qualche modo volevo mantenere vivo, per sentirmi utile, per essere fedele ai miei propositi, per sentire di avere così il diritto di esistere. Patti in cui, per amore, l’avrei sempre imprigionata con me. Vedendo la verità, ho potuto così finalmente liberare lei e me.
Mentre dopo ogni seduta solitamente mi sentivo in piena presenza, con nuove risorse interiori e maggiore energia, il lavoro con la placca mi ha invece affaticata molto. Per diversi giorni ho provato una grandissima stanchezza sfociata poi in tosse e influenza. Potrei usare il termine svuotata e sarebbe corretto sotto diversi punti di vista, svuotata dalle forza, svuotata da tossine attraverso la tosse e soprattutto è stato svuotato quel pozzo profondo di dolore di cui il lavoro con la placca ha aperto il coperchio. Normalmente ogni volta che qualcosa emergeva con le precedenti sedute, lo andavo ad osservare e ripulire anche con gli strumenti e le tecniche che conosco, perché sono abituata così, indubbiamente è anche una sorta di controllo che cerco sempre di avere su ciò che mi accade. Ma in quei giorni di stanchezza e influenza non ho potuto fare nulla, non ho potuto interferire con ciò che emergeva ed è stato perfetto così, come nell’atto della nascita, del venire alla vita, in cui esiste solo una volontà di fare, ma arresa alla vita stessa che decide per noi. Lavorare con la placca della madre, per quanto doloroso, mi ha in qualche modo riportata all’origine, al non fare, all’arrendermi. Ad una nuova nascita.
Questo viaggio interiore con la Dermoriflessologia non è stata una passeggiata di salute, ma mi ha portata in terreni e lande desolate della mia anima alle quali mai avevo avuto accesso. Come un percorso accelerato a ritroso nella mia storia, ha creato una nuova mappa del mio mondo interiore, ridefinendone una forma molto più organizzata ed accessibile.
Molto importanti sono state anche le visualizzazioni e il mondo immaginale creato dal Dermoriflessologo che mi ha assistita in ogni seduta, che è riuscito a dare immagini semplici ad emozioni illeggibili. Quindi, al di là dell’efficacia della tecnica, la capacità e l’intuizione dell’operatore sono fondamentali per far sperimentare e percepire tutta l’esperienza a 360 gradi e poterla così integrare.
Indubbiamente tutto ciò che emerge di volta in volta richiede molta presenza e una vera intenzione di lavorare su di sé in maniera autentica, altrimenti si viene facilmente sopraffatti da tutto ciò che fino a quel momento non si era voluto vedere. Sedute quindicinali sono indispensabili, danno spazio al lavoro di muoversi interiormente e allo stesso tempo di intervenire su ciò che viene fuori senza doverlo subire più a lungo del necessario.
Di tanti percorsi fatti, non so se perché ero pronta, o perché la Dermoriflessologia stessa mi ha reso pronta, è indubbiamente quello che più di tutti mi ha riportata al mio centro.
Se dovessi riassumere in poche parole l’effetto che la Dermoriflessologia ha avuto su di me, quelle parole sarebbero:
Mi ha educata ad essere me stessa.
G.