“Il pensiero che guarisce” è la
tesi di laurea del celebre professor Giuseppe Calligaris, medico
chirurgo specializzato in neurologia e psichiatria, docente e
ricercatore universitario.
Le sue scoperte lo collocano a buon
titolo tra i più geniali medici dell’anima.
Egli, infatti, individuò linee e
placche sulla pelle dell’uomo, che mettono in relazione il corpo e lo
spirito, la fisiologia e la psicologia.
Nella sua rivoluzionaria tesi di
laurea, Calligaris mostra come il pensiero agisca sul corpo,
anticipando di svariati decenni le più recenti scoperte.
I suoi studi si sono sviluppati fino ad
approdare all’odierna Dermoriflessologia® (ideata da Samantha
Fumagalli e Flavio Gandini), disciplina olistica per il riequilibrio
psicofisico e l’incremento delle facoltà latenti, che usa la pelle
come specchio dell’anima e del corpo.
Dal mio romanzo L’INCANTATRICE: «Pensò alla Luna e al suo illusorio assottigliarsi in spicchi, fino a sparire. Ma la Luna non sparisce affatto, si oscura e continua a esistere, anche se non è più visibile dall’occhio umano. Lo stesso vale per ogni forma di esistenza, si disse. Quando qualcuno abbandona il corpo, ci sembra che sia morto, che non ci sia più, ma non è così. Esiste ancora, sotto diverse spoglie, in una zona non accessibile dalla nostra vista. Come la Luna.
Urano
simboleggia lo sviluppo dell’individualità in un’ottica più di
ricerca della verità che non di mero egocentrismo o individualismo.
A tale scopo, stimola la capacità di mettere in discussione il
potere precostituito e di rendersi disponibili ai cambiamenti, anche
quelli capaci di rivoluzionare l’esistenza, nell’intento di camminare
la propria autentica missione di vita. In un tema individuale, il dio
del cielo rivela le propensioni a questi impulsi di natura psichica e
spirituale, che per essere rappresentati attivamente necessitano
dell’intervento consapevole del soggetto, altrimenti si limita a
segnalare gli ambiti nei quali saremo soggetti a scossoni o a subire
ribaltamenti di situazioni.
Nettuno
raffigura la coscienza e gli stati alterati di coscienza, la
fantasia, l’intuizione, il misticismo, il sentimento religioso e la
consapevolezza del divino in noi. Fornisce, inoltre, indicazioni
sull’uso o l’abuso di farmaci e droghe. Anche in questo caso, il dio
del mare può limitarsi a segnalare aspetti prevalentemente passivi,
come le reazioni automatiche, le circostanze in cui si rischia di
cadere vittima di illusioni o gli eventi, per lo più nebulosi, con i
quali ci si dovrà confrontare. Ma se si accoglie la sua chiamata,
può diventare un potente alleato per la creatività, perché Nettuno
sa fecondare la fantasia e l’immaginazione come nessun altro pianeta
sa fare e, da abile navigatore dei misteriosi territori
dell’irrazionale, può mostrarci come trascendere l’ego e individuare
un punto d’osservazione esterno a noi.
Per ultimo incontriamo
Plutone, simbolo di morte e rinascita, di trasformazione,
rigenerazione e potere. Per comprendere la funzione di questo pianeta
e la sua “promessa di potere”, dobbiamo imparare a conoscere i
suoi due volti: quello di Ade, temuto signore dell’Aldilà, emblema
della fine di tutte le cose e foriero del giorno del giudizio; e
quello di Plutone, dio della ricchezza, i cui beni sono direttamente
collegati alle risorse del sottosuolo e ai tesori racchiusi nelle
profondità del nostro inconscio.
Il messaggio di Plutone è
sostanzialmente una provocazione. Con il suo implicito porci al
cospetto dell’ineluttabilità della morte, rende evidente l’assurdità
di ogni limitazione e ci sprona a sognare in grande. Spetta a noi il
compito di rispondere, e possiamo farlo con pretese di vanagloria,
soccombendo alle nostre stesse ossessioni, oppure possiamo accettare
di scendere nelle profondità della nostra psiche per imparare a
discernere la verità e realizzare senza remore il nostro vero
destino.
I primi pianeti sono
piuttosto veloci a percorrere il giro dello Zodiaco, Mercurio e
Venere impiegano infatti un anno, sostando in ogni segno circa un
mese, mentre Marte ci mette due anni. Da qui in avanti, il moto dei
pianeti si fa più lento, andando a imprimere alle nostre vite
influenze più tenaci e durature: Giove completa il giro in 12 anni e
Saturno ne impiega 29.
Dopo
il pianeta rosso, incontriamo Giove, da tutti conosciuto come
il portatore di fortuna, anche se questa è soltanto una piccola
parte della sua funzione, perché Giove, in realtà, simboleggia la
fede nella vita, l’espansione della vitalità, il buon umore. E non è
a caso che, per rafforzare in noi questi istinti primari, Giove
elargisca la buona sorte. Il re degli dèi è un re buono, generoso,
simpatico, un dio che si adopera affinché non venga mai meno la
certezza che la vita meriti sempre di essere vissuta. Il rischio
celato in tanta entusiastica fiducia è quello di non riuscire a
vedere i pericoli del mondo e dare per scontata la fortuna. Serve
equilibrio per mettere a frutto i doni di questo pianeta.
Di
mettere alla prova la nostra fede, invece, se ne incarica Saturno,
ponendo sul nostro cammino prove e ostacoli da superare. Il titano
Crono, signore del tempo, ci insegna a sviluppare
l’autodisciplina, il rigore e la giustizia per indurci a dimostrare
di avere davvero fede nella realizzazione del nostro destino e poter
giungere a un autentico rispetto di noi stessi. Certo, può portare a
momenti di tristezza, può causare sofferenza e imporci cammini
solitari, ma il suo scopo è farci scoprire la nostra vera essenza e
spronarci a essere fedeli a noi stessi.
Dopo Saturno, entriamo
nel campo dei pianeti invisibili a occhio nudo: Urano, Nettuno e
Plutone. Questi tre corpi celesti, anche in virtù del tempo di
soggiorno in ogni segno zodiacale, influenzano maggiormente le
caratteristiche generazionali e le epoche storiche. Urano, infatti,
impiega 80 anni a fare un giro completo, sostando in un segno per
circa 6-7 anni, Nettuno ci mette 164 anni, soggiornando per circa 14
anni in ogni segno, e a Plutone servono addirittura 250 anni per
completare il suo percorso e circa 21 per uscire da un segno.
Ciò non toglie che i tre pianeti cosiddetti lenti abbiano un
influsso anche nella vita del singolo, sia per quanto concerne il
tema natale, sia per i transiti, ma spesso il loro insegnamento si
riesce a mettere a frutto soltanto grazie a un lavoro volontario di
autoanalisi su se stessi.
MERCURIO influenza la nostra percezione, l’intelligenza, le capacità di ascoltare, leggere, studiare e imparare, ma anche quelle di comunicare, insegnare e scrivere. Il dio alato del nostro cielo interiore è curioso, veloce, furbo, ed è il fedele messaggero del Sole-personalità, al quale deve riportare ogni informazione, anche allo stato grezzo, senza preoccuparsi di altro.
VENERE individua
l’affettività, la facoltà di creare relazioni emotive durevoli, e
orienta il nostro senso estetico. La dea dell’amore e della bellezza
ci fa innamorare, ci fa commuovere davanti a un paesaggio
meraviglioso o di fronte a un’opera d’arte, ci indica la strada
dell’equilibrio, della serenità e della pace interiore. Venere
influenza la capacità di provare simpatia, empatia e di stringere
amicizie e alleanze diplomatiche.
MARTE rappresenta
lo sviluppo della volontà, il coraggio, l’aggressività e
l’intraprendenza. Il dio della guerra influenza il nostro desiderio
di autodeterminazione, la forza, la facoltà di provare diffidenza e
irritazione, di dire di no e, se necessario, di scatenare tempeste.
Può spingerci a essere crudeli ed egoisti, ma se impariamo a
cavalcare la sua dirompente energia, si dimostrerà un eccellente
alleato per la sopravvivenza.
A completare l’interpretazione della Luna, in astrologia troviamo anche la Luna Nera, che indica uno dei due fuochi dell’orbita lunare e viene esaminata come se fosse un pianeta, anche se non corrisponde a un vero corpo celeste. Si tratta, infatti, di un punto vuoto, che si muove rispetto alla Terra seguendo la processione absidale dell’orbita lunare, e che impiega quasi 9 anni a completare il giro dello Zodiaco.
La Luna Nera affianca il simbolismo lunare di anima con il suo significato di lato ombra, ovvero quella parte dell’inconscio in cui troviamo le parti più oscure e inquietanti della personalità, come le paure ancestrali, le esperienze angosciose, gli impulsi di ribellione, gli istinti repressi, le pulsioni profonde, la sensualità, la libertà individuale. Insomma, tutti quegli aspetti che lo psichiatra Carl Gustav Jung raccomandava di rendere coscienti per non soccombere alla loro dirompente potenza.
Questo punto del cielo è collegato in modo particolare alla femminilità istintiva, presente in entrambe i sessi, seppure con espressioni differenti, e alle pulsioni sessuali. È ciò che possiamo riportare all’archetipo originario della Grande Madre ed è sostanzialmente un’immagine interna, che non fa parte della sfera conscia, e per incontrarla necessita di un viaggio interiore tra le pieghe segrete della nostra psiche.
“Nel passato ci sono le ceneri, nel presente il fuoco che ci dà l’ardore di scrivere il futuro” da L’incantatrice
Amalia è solo una bambina, quando la morte della nonna Ofelia sconvolge la sua vita e segna per sempre il suo destino. La ritroviamo oggi, ormai trentaduenne, insegnante in una scuola d’arte, alle prese con una strisciante insoddisfazione di fondo e un tragico incidente, accaduto nel liceo dove insegna. Il presente incalza e le domande sul suo oscuro passato si moltiplicano: cos’è successo davvero a Ofelia? Perché sua madre è sparita? Chi è veramente Dorotea? E perché nessuno vuole parlare? Amalia accetta la sfida che la vita le sta lanciando e decide di intraprendere una ricerca sulla sua storia familiare. Tra vecchi bauli, strani amori, certezze che si sgretolano e un viaggio imprevisto, risalirà il misterioso ramo materno della famiglia e farà luce sulle sue origini, ma soprattutto scoprirà chi è veramente: non la persona banale che credeva, ma una creatura speciale.
Giuseppe Calligaris è stato l’uomo che ha sollevato il fitto velo che celava le rappresentazioni fisiche dello spirito e dalle percezioni sensoriali dell’anima. Egli ha scoperto nella pelle dell’uomo l’organo di confine tra il corpo fisico e i corpi sottili, tra il mondo materiale e i mondi metafisici. E la pelle gli ha confidato molti segreti, consentendogli di individuare su di essa particolarissimi canali energetici utili per la cura dell’uomo e per la scoperta delle sue facoltà latenti. Calligaris, grazie alla sua intuizione e a un’incredibile dedizione, ha dato origine a una conoscenza stupenda, che merita di proseguire. Conoscenza che finalmente ha trovato nella Dermoriflessologia® (Gandini – Fumagalli) la giusta strada per allargare i propri orizzonti.
È per inquadrare più precisamente le circostanze nelle quali le principali scoperte sono state fatte che abbiamo ritenuto fondamentale riprendere, anche se sommariamente, la biografia di quest’uomo straordinario, soffermandoci in modo particolare sulle tappe che hanno segnato i punti cruciali lungo il tracciato del percorso di conoscenza.
Nato nel 1876 a Forni di Sotto, in provincia di Udine, Calligaris era figlio del medico condotto della zona. Più per vocazione che per rispettare una tradizione familiare, decise di seguire le orme paterne. Infatti, già la lettura del suo primissimo lavoro, la tesi di laurea intitolata Il Pensiero che Guarisce, ci può chiarire quanto la sua mente fosse aperta e il suo pensiero proiettato verso la ricerca di una conoscenza ben più vasta del patrimonio della medicina scientifica dell’epoca. Egli cercò di comprendere quello che nemmeno oggi la scienza medica sa spiegare; vide ciò che ancora oggi in pochi riescono a vedere. Era il 1901 quando espresse la convinzione dell’esistenza di uno strettissimo collegamento tra corpo e psiche. I dati esposti nella tesi Il Pensiero che Guarisce provenivano dagli scritti di numerosi autori della fine del XIX secolo, ma l’analisi si rivela comunque supportata da convinzioni personali e la ricerca, ampia e ben strutturata, permette di prevedere un futuro brillante nel campo della ricerca, per il giovane laureando. In effetti, non appena portati a termine gli studi, il giovane medico venne chiamato a Roma dal già noto professor Mingazzini per ricoprire la carica di assistente universitario. Docente dal 1903, poi segretario del Congresso nazionale della Società di Neurologia, in seguito autore di numerosi articoli pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche, Calligaris riuscì ad aprire, con l’aiuto del padre, una clinica in provincia di Udine. Intanto, però, la Grande Guerra si avvicinava e con essa la chiamata alle armi. Dall’esperienza vissuta come medico militare nacque il primo libro, un diario analitico contenente una rassegna di esperienze belliche vissute da un uomo poco propenso ad accettare passivamente i traumi che il conflitto provocava. Mentre la guerra proseguiva, un’altra tragedia colpì Calligaris: gli austriaci, nella loro avanzata, occuparono la Clinica e la vuotarono di tutti gli scritti che raccoglievano i dati ricavati durante il primo decennio di lavoro. Calligaris, addolorato, ma non prostrato riprese con maggior vigore il lavoro. L’unico risultato positivo, esaminando la situazione dal nostro punto di vista di posteri, consiste nella sopravvivenza della materia nei Paesi di lingua tedesca che ancora oggi conoscono il nome del nostro connazionale e ne portano avanti alcune teorie. Il periodo tra la prima e la seconda Guerra Mondiale fu estremamente produttivo per gli studi, infatti verso la metà degli anni Venti, partendo da un tema affidatogli come argomento di ricerca dall’Istituto di Neurologia dell’Università di Roma, Calligaris approdò a una delle più stupefacenti scoperte sull’essere umano. Il problema, che reclamava una soluzione, consisteva nel trovare la correlazione tra la presenza di zone del corpo dotate di minore o maggiore sensibilità cutanea rispetto alla norma, e i danni alla corteccia cerebrale conseguenti a traumi o malattie. Non essendo evidente alcun collegamento neurologico diretto tra le parti interessate, la medicina ufficiale chiedeva di rintracciare il nesso logico tra cause ed effetti. La risposta, forse, non fu precisamente chiarificatrice per la questione in oggetto, ma i risultati vennero giudicati talmente importanti da condurre l’Autore a presentare una relazione nell’ambito di un Congresso nazionale. Il testo Le Catene Lineari del Corpo e dello Spirito, pubblicato nel 1928, riporta tutti i risultati che precedentemente erano stati enunciati in congresso e rappresenta il punto d’inizio di una letteratura sconvolgente per i suoi contenuti innovativi. In questo testo l’Autore annunciava in modo definitivo e perentorio di aver individuato una struttura reticolare, presente sul corpo dell’uomo, in grado di fornire, tramite una semplice procedura di esame, indicazioni precise e ripetibili sullo stato psicologico e fisiologico. Aveva tracciato la mappa completa di tali linee (che possiamo definire senza dubbio energetiche) e aveva definito le basilari corrispondenze psicosomatiche. La relazione presentata parla della connessione tra cute, organi interni e sentimenti (quest’ultima denominazione è assegnata alle espressioni dello spirito), collegamento che si era rivelato percorribile in ogni direzione. Da buon neurologo, ma soprattutto da ricercatore, Calligaris fornì un’ampia documentazione ricavata dagli esperimenti effettuati, per stilare una casistica dettagliata e verificabile. L’entusiasmo della ricerca e la meticolosità nella conduzione degli esperimenti rendevano assai interessanti i risultati, i quali purtroppo non erano corredati dalle procedure di trasferimento nella pratica delle teorie esposte, se non in casi sporadici. Ben conscio di questa parzialità, lo studioso, oltre a difendersi dagli attacchi degli scettici (argomento che sarà costantemente presente nei suoi libri) sollecitava l’intervento di specialisti che portassero avanti la sperimentazione e che trovassero la conferma o la smentita alle sue scoperte. Purtroppo la richiesta di collaborazione non ebbe alcun seguito pratico, bensì sfociò in un clima di quasi assoluto scetticismo che provocò l’inizio del processo di emarginazione di Calligaris. A breve distanza seguì la pubblicazione del secondo libro Le Catene Lineari Secondarie del Corpo e dello Spirito, pubblicato nel 1930, altro caposaldo, che definisce con estrema lucidità gli aspetti significativi nascosti all’interno delle bande cutanee, cioè aree più ampie nelle quali sono contenute le linee primarie protagoniste del libro del ‘28. Altri due anni e nel 1932 venne stampato il testo in tre volumi intitolato La Fabbrica dei Sentimenti, terza e ultima opera fondata principalmente sul basilare reticolo energetico (costituito dall’insieme delle catene lineari). In realtà in questi tre volumi fanno la loro apparizione, per la prima volta, altre zone cutanee significative, denominate placche, che rappresentano un ulteriore balzo in avanti nella conoscenza dell’essere umano. Esse sono, infatti, collegate a doti superiori dell’uomo. La ricerca proseguì diramandosi all’interno di molti campi scientifici fino alla scomparsa dello scienziato nel 1944. Dopo la fine della seconda Guerra Mondiale, per l’ultima e definitiva volta, la quasi totalità dei manoscritti di Calligaris fu sottratta al suo Paese natale per seguire Oltreoceano l’esercito statunitense. Anche negli Usa vennero portate avanti alcune sue ricerche. Prima di quest’ultima “beffa postuma”, la maggior parte delle copie dei libri stampati era già stata distrutta. Soltanto l’esistenza di qualche collezione privata ha permesso di salvaguardare, in lingua italiana, il patrimonio delle scoperte di Calligaris. Proprio dai privati, negli anni della Guerra Fredda, i sovietici hanno attinto per documentarsi e proseguire a loro volta le ricerche, senza lasciare apparente traccia a proposito dei risultati ottenuti. Ed è ancora grazie a qualche biblioteca privata che sono emersi i libri che hanno permesso di riprendere le ricerche in Italia così che, in anni più recenti, altri connazionali hanno potuto parlare degli straordinari risultati inerenti le scoperte del grande scienziato.
Per decenni si è trattato di episodi sporadici, ma dal 1995 che le scoperte di Calligaris vengono a tutti gli effetti rimesse sul banco di prova da un piccolissimo gruppo di intrepidi, di cui siamo orgogliosi di essere fondatori e promotori. Da quel giorno gli studi si sono sviluppati fino ad approdare all’odierna Dermoriflessologia®, una disciplina olistica per il riequilibrio psicofisico e l’incremento delle facoltà latenti, che usa la pelle come specchio dell’anima e del corpo.
13 mag 2022 – In questa puntata è nostro ospite Flavio Gandini, studioso di esoterismo e spiritualità e di metodi naturali per il benessere psicofisico, che ci parlerà della Dermoriflessologia, una disciplina olistica di cui è ideatore insieme a Samantha Fumagalli. Si tratta di un metodo che trae origine dalle ricerche del prof. Giuseppe Calligaris, medico e scienziato dei primi del ‘900 le cui innovative scoperte sono ancora poco conosciute ai più. La pelle è uno specchio del corpo e dell’anima: grazie a una stimolazione riflessologica cutanea, si può avere accesso a specifiche facoltà dell’inconscio e promuovere il riequilibrio energetico e l’evoluzione spirituale dell’individuo.