Ci diamo da fare e lavoriamo per realizzare i nostri desideri. Se fossimo completamente privi di desideri, a partire dai più semplici e necessari come nutrirsi, riposare, star bene, non ci alzeremmo neanche dal letto alla mattina, perché, come diceva Khalil Gibran “Il desiderio è metà della vita, l’indifferenza è metà della morte”.
E ce ne sono alcuni, di desideri, che suscitano piacere al solo pensiero, che ci fanno sognare e volare in alto con il cuore e con la fantasia. Senza bisogno di scomodare i desideri artificiali, come la ricchezza e la gloria, o quelli irrealizzabili, come l’immortalità, ci sono tanti desideri, grandi e piccoli, che ci spingono a muoverci, a impegnarci, a studiare, a viaggiare, a faticare… Il desiderio di vedere un luogo, di fare un’esperienza, di parlare con qualcuno che consideriamo speciale, di assaggiare un cibo particolare, di assistere a un evento, di imparare cose nuove, di creare qualcosa di bello, di migliorare una data condizione umana, di prenderci cura di qualcuno o qualcosa, di stare in buona compagnia, di inventare qualcosa di nuovo… e mi fermo qui, anche se potrei continuare all’infinito.
Ma sappiamo davvero cos’è un desiderio? E sappiamo veramente cosa vogliamo? Perché il rischio che corriamo, in qualità di esseri umani, naturalmente portati a desiderare, è quello di sprecare il nostro meraviglioso carburante per cose inutili e banali o, peggio ancora, di farlo sfruttare ad altri, che spregiudicatamente stimolano la nostra “natura desiderosa” per farci correre dietro a cose effimere, per le quali non sprecheremmo neanche un grammo di fatica, se non fossimo stati adeguatamente pungolati. La pubblicità, per esempio, è un mezzo studiato apposta per creare desideri transitori, che una volta ottenuti non appagano più e lasciano il posto ad altri e altri ancora. Ma, a dirla tutta, l’intera società attuale è strutturata secondo questo ingranaggio pubblicitario e consumistico.
Quindi, se l’atto di desiderare è naturale e istintivo, l’oggetto del desiderio non lo è altrettanto, ma è frutto di una profonda conoscenza di se stessi. Perché ogni desiderio dovrebbe viaggiare sugli stessi binari della personale arte di vivere e portare alla felicità.
La parola desiderio ha un’origine etimologica molto bella: deriva dal latino ed è composta dalla preposizione de-, che significa senza, e dal termina sidus, che significa stella, e vuol dire “avvertire la mancanza di una stella” e quindi il conseguente nascere di un sentimento di ricerca appassionato. Considerando, inoltre, che non possiamo avvertire la mancanza di qualcosa che non conosciamo assolutamente o che è completamente inesistente, “desiderare” assume anche il significato di percepire nel proprio cuore qualcosa che potenzialmente è destinato a noi. È una sorta di premonizione di qualcosa che le stelle possono darci, ma che ancora non abbiamo, e che può servire alla nostra evoluzione interiore.
E ora non mi resta che augurare a tutti…
Buoni Desideri e Buona Vita!
Samantha Fumagalli ⭐️