di Samantha Fumagalli
Viviamo un periodo pazzesco, un’epoca rivoluzionaria, che sta mettendo in crisi molti principi sui quali si fonda la società.
Si parla di umanesimo e di transumanesimo, di transizione verso un’era digitale e di un nuovo ordine mondiale, si parla di ciò che è bene e di ciò che è male e, in questo caos destabilizzante, ognuno cerca di far valere le proprie ragioni, la propria verità.
È naturale.
Ma forse l’epoca attuale, con il suo caos (dal greco cháos = apertura di una voragine in antitesi all’universo ordinato) e la sua crisi (dal greco krìsis = fase decisiva che impone una scelta), ci offre soprattutto l’opportunità di imparare a vivere a un nuovo livello esistenziale, più impavido, più coraggioso, più spirituale.
Un livello di esistenza in cui si possa accettare finalmente la precarietà e l’incertezza della vita stessa, senza cercare stampelle e pillole narcotizzanti.
Ciò che ci può insegnare questo periodo, se abbiamo il coraggio di sopportarne l’onda destabilizzante, è che la verità, per come la intendono gli uomini, non esiste. E non esiste non solo su un piano filosofico o individuale, ma anche oggettivamente e storicamente.
Mentre cerchiamo di capire cosa sta succedendo davvero, mentre ci sforziamo di scorgere la verità in mezzo a tante manipolazioni, quello che salta agli occhi è che c’è un’unica verità: la verità non esiste.
La verità è una costruzione dell’uomo, che cambia nel tempo e che viene affermata di volta in volta per evitare una vita caotica e destabilizzante.
In realtà, ci sono miliardi di verità, una per ogni essere umano, una per ogni situazione, una per ogni era, una per ogni periodo, una per ogni istante…
Ciò che è vero oggi, non era vero ieri e non sarà vero domani…
Ci vuole un essere impavido (senza paura) e coraggioso (che ha cuore e sa agire con cuore) per accettare una vita senza convenzioni, senza paletti che facciano sentire al sicuro.
E se il grande dono di questa transizione fosse proprio questo?