La medicina dovrebbe essere l’arte di curare prima ancora di essere la “scienza che ha per oggetto lo studio delle malattie, la loro cura e la loro prevenzione”. Ecco perché, secondo nostro punto di vista e dal punto di vista della Dermoriflessologia, l’arte medica parte innanzitutto da noi, dal prendersi cura di sé in modo consapevole, attraverso stili e scelte di vita coerenti con il proprio sentire, pensare, essere, volere.
In quest’ottica, è addirittura
semplicistico parlare di stili di vita sani. Perché anche il
concetto di cos’è o meno salutare è soggettivo, se messo in
relazione alla totalità psicofisica individuale.
La campagna, per esempio, può essere
considerata una scelta di vita più sana rispetto al vivere in una
grande città, notoriamente più inquinata; ma se una persona
desidera gli stimoli della metropoli, i teatri, i musei, i salotti
culturali, la varietà di lavoro, i corsi, i servizi, eccetera,
quanto gli costerà rinunciare a tutto ciò per respirare aria pura e
stare a contatto con la natura?
Tutto nella vita ha costi e benefici. Ogni scelta ne esclude un’altra. E la proporzione tra pro e contro è squisitamente soggettiva.
Per questo motivo, l’imperativo più
importante è conoscere se stessi e operare scelte consapevoli e
coerenti. Soltanto così potremo essere soddisfatti e consci che i
benefici delle nostre scelte sono per noi superiori agli inevitabili
costi. E soltanto così potremo assumerci la responsabilità delle
nostre scelte e della decisione di cambiarle, qualora non ci
andassero più bene.
Questo discorso si estende anche alla
medicina. Al come, quando e perché prendersi cura di sé, e ciò
include anche la scelta di assumere farmaci, sottoporsi a indagini,
cure e trattamenti.
Certo, la medicina, in quanto scienza,
studia le malattie, la loro cura e prevenzione, avvalendosi della
casistica e della statistica, ma non si può pensare di imporre
indagini preventive, diagnosi, prognosi e cure, utilizzando soltanto
la statistica, perché questo andrebbe a ledere il sacrosanto diritto
dell’uomo di essere umano, di avere una coscienza, uno spirito e una
volontà.
Quando si valuta una malattia, una cura
o un farmaco, oltre alla casistica e alla statistica medica e
farmacologica, bisogna valutare caso per caso, tenendo conto dello
stato di salute del singolo, dei suoi stili di vita e di tutta una
serie di fattori umani personali.
Diversamente, ovvero con la sola
statistica, si finisce per curare tutti allo stesso modo e spesso
scegliendo il meno peggio piuttosto che il meglio. Ma il meno peggio
non è necessariamente buono. È soltanto meno peggio.
A questo proposito, mi viene da pensare
alla politica, che da decenni ci offre uno spettacolo penoso proprio
su queste basi. Quante volte i politici, accusati di qualche
malefatta, si sono giustificati dicendo che “così fan tutti”? E
persino ritenendosi migliori, perché la parte opposta aveva fatto
peggio? E quante volte ho sentito la gente affermare di andare a
votare il meno peggio, tappandosi il naso? Questa non è buona
politica.
Sicuramente una buona medicina, fatta
“su misura”, è difficile, faticosa, impegnativa.
Come una buona politica.
Come una buona vita.
Forse è addirittura un sogno,
un’utopia. Ma se smettiamo di mirare in alto, di guardare al meglio,
di perseguire nobili ideali, che cosa ci resta?
Ci resta soltanto un progressivo e
inarrestabile degrado umano.
Samantha Fumagalli
“Un uomo senza sogni, senza utopie, senza ideali, sarebbe un mostruoso animale, un cinghiale laureato in matematica pura.” Fabrizio De André
Un’infinità di considerazioni potrebbero nascere dall’attuale situazione, ma sono certo che sia necessario mantenere la messa a fuoco su un campo ristretto.
di Flavio Gandini
Un’infinità di considerazioni potrebbero nascere dall’attuale situazione, ma sono certo che sia necessario mantenere la messa a fuoco su un campo ristretto. Ognuno deve occuparsi della propria specialità. Partirò, pertanto, da un concetto estremamente lineare. Nell’ambito della dermoriflessologia, il rapporto tra memoria cosciente e memoria inconscia è complementare e antagonista. Si tratta di un equilibrio energetico fondamentale che fa capo a una delle bilance primarie dell’energia psichica degli esseri umani. Partiamo con la descrizione sintetica di tali funzioni psichiche o, meglio, animiche. La nostra definizione di memoria cosciente è: capacità di riportare alla mente volontariamente episodi o elementi facenti parti della nostra attuale esistenza. In altri termini, ciò rende possibile retrocedere lungo la linea temporale della vita, raccogliendo quanti più frammenti possibile, fino a ricostruire un ricordo più o meno dettagliato. Si può immaginare la memoria cosciente come la facoltà di accedere e sfogliare il libro della vita personale, comprese le emozioni collegate a ogni immagine o sequenza di immagini. Tale libro, però, alla memoria cosciente appare consunto e composto da una gran parte di pagine sbiadite, quasi cancellate, tanto da risultare illeggibili. Più anni abbiamo trascorso su questa terra e più la percentuale di ricordi inaccessibili aumenta, come se la nostra memoria cosciente non potesse accogliere dati all’infinito. O meglio come se la memoria cosciente assomigliasse all’hard disk di un computer. 500 Megabyte, un Terabyte, due Terabyte? Finiscono in fretta. Per archiviare nuovi dati, occorre rimuoverne altrettanti…
E tutto ciò senza prendere in considerazione la possibilità del ritorno su questo pianeta. Anche nel caso in cui la reincarnazione fosse dimostrabile, coscientemente non ci ricordiamo nulla, a parte, forse, qualche “dejà vu” pressoché inspiegabile in termini razionali. Definiamo, ora, la memoria inconscia. Si tratta della capacità involontaria, di accedere a tutti quei ricordi che appartengono alla pagine sbiadite. Questo fenomeno si realizza quando ricordiamo, senza pensarci, un numero di telefono, il nome di una persona, un episodio che credevamo dimenticati. Questo meccanismo si manifesta anche nei “voli” della fantasia tanto da portarci alla domanda: questa scena l’ho inventata o, su un livello temporale differente, l’ho già vissuta? La memoria inconscia spiegherebbe, quindi, anche il mistero dei dejà vu. Questa memoria, oltre a contenere anche sfumature di eventi che non sappiamo neppure di aver colto (in particolar modo quelle legate agli stati d’animo) è estremamente più ampia. Per voler utilizzare di nuovo una metafora informatica, potrebbe corrispondere a un’enorme biblioteca di DVD.
Sui dischi è stato organizzato il backup di tutto ciò che doveva essere rimosso dall’hard disk per creare lo spazio necessario per le nuove registrazioni. Il rapporto dimensionale che, sempre metaforicamente, si può ipotizzare tra le due memorie è quello esistente tra la parte emersa di un icebeg e quella immersa. La superficie dell’acqua rappresenta l’elemento che separa l’attenzione cosciente, da quella inconscia e, per poter accedere alle memorie immerse, occorre varcare questa soglia tuffandosi nel liquido elemento. Questo accade in modo naturale durante i sogni, ma può realizzarsi anche da svegli, se si abbandona l’attenzione di veglia. Per esempio, con una meditazione profonda o, come nel nostro caso, con un trattamento di riequilibrio energetico in stato di rilassamento totale. La dermoriflessologia, infatti, permette di immergersi nell’inconscio senza forzature e, grazie alla definizione dei circuiti energetici, con una direzione precisa, cioè conoscendo l’argomento su cui focalizzarsi. È un’immersione guidata… Ma esistono altre forme, meno controllabili, di stimoli esterni che possono provocare il “tuffo”. Bene, la nostra epoca, caratterizzata dalla stretta convivenza con strumenti informatici e mediatici, comporta grandi comodità, ma anche uno scarso utilizzo mirato della bilancia memoria cosciente-memoria inconscia e, come si sa, lo scarso allenamento atrofizza le facoltà. Aggiungo un particolare non trascurabile: nell’archivio della memoria inconscia non sono archiviati soltanto i ricordi della nostra esistenza, ma anche quelli genetici… Pertanto ci sono elementi ereditati da familiari e ascendenti, dati provenienti dalle regole sociali, memorie etniche, tradizionali e storiche.
Vediamo ora di intrecciare queste facoltà con la situazione attuale. La conseguenza che la cosiddetta emergenza pandemica ha messo in luce è un disagio relativo alla capacità di ricordare che nel mondo certi eventi sono sempre accaduti e che l’umanità, a posteriori, ha sempre considerato le generazioni precedenti come incivili e sprovvedute.
L’esempio seguente dimostrerà che non è cambiato granché e che, quando l’angoscia si spegnerà, dimenticheremo quasi tutto, fino al punto da ritrovarci a pensare che non sia mai accaduto niente di simile.
Veniamo alla cronaca. E, mantenendo l’epicentro dell’epidemia italiana, spostiamoci nel tempo di quattro secoli.
1630 – Una terribile epidemia si scatenò nel Nord Italia tra il 1630 e il 1631, decimando la popolazione e infuriando con particolare virulenza nella città di Milano, allora tra le più popolose della regione.
2020
– La stessa zona è tra le più colpite, anche se non si può, per
fortuna, parlare di popolazione decimata.
1630
– Il contagio sembra essere stato portato in Lombardia dalla discesa
delle truppe tedesche al comando di Albrecht von Wallenstein, che
penetrarono dalla Valtellina dirette a Mantova per porre sotto
assedio la città.
2020
– Anche se non ci sono presenze mercenarie, il virus sembra essere
ugualmente d’importazione. Le ipotesi relative alla provenienza
sono molto disparate, ma dare la colpa a qualcuno sembra inevitabile.
1630 – In realtà, la forma endemica della peste risale all’autunno del 1629. Alessandro Tadino, allora membro del Tribunale di Sanità, presentò al governatore milanese, don Gonzalo Fernandez de Cordoba, il rischio incombente sulla città chiedendo provvedimenti urgenti di prevenzione, ma il politico rispose che la discesa delle truppe era dovuta a esigenze belliche imprescindibili e che bisognava confidare nella Provvidenza.
Il famoso medico Lodovico Settala, che già aveva visto la precedente epidemia del 1576, il 20 ottobre 1629 informò il Tribunale di Sanità che la peste si stava diffondendo. Venne riferito tutto anche ad Ambrogio Spinola, che nel frattempo aveva sostituito don Gonzalo nella carica di governatore dello Stato, ma la risposta fu che “le preoccupazioni della guerra erano più pressanti”. La grida (il telegiornale di allora) che imponeva il cordone sanitario fu emanata il 29 novembre, quando ormai la peste era già entrata a Milano.
2020 – Da notizie ricavate da operatori del settore sanitario sembra che i primi casi di polmonite atipica risalgano all’ottobre del 2019 (strana coincidenza di date), ma, a differenza di ciò che accadde nel ‘600, le notizie in merito alle richieste indirizzate all’Istituto Superiore di Sanità non sono disponibili.
Inoltre, se quattro secoli fa ci sono volute cinque settimane per correre ai ripari, chiudendo le stalle quando i buoi erano già fuggiti, nel presente sono stati necessari quattro mesi e non c’è stata neppure la guerra a Mantova…
1630 – I cronisti dell’epoca si affannarono a citare il nome del soldato che, entrando a Milano con un fagotto di vesti comprate dai fanti tedeschi, contribuì a diffondervi il mortale contagio.
2020
– I cronisti attuali non hanno fatto niente di differente rispetto ai
predecessori. L’unica differenza è che la ricerca del Numero Zero
è finita in un nulla di fatto.
Sottolineo
che, in effetti, sapere il nome del primo contagiato è di scarsa
utilità, se non in termini di cronaca.
1630 – La prima vittima, un certo Pietro Antonio Lovato (secondo altre fonti Pier Paolo Locati) morì tre giorni dopo all’ospedale dove fu ricoverato. Sul suo corpo fu riscontrata la presenza di un bubbone sotto un’ascella, segno inconfondibile della malattia, così il Tribunale di Sanità ordinò di bruciare tutte le sue suppellettili e di internare al lazzaretto le persone che erano entrate in contatto con lui, anche se questo rallentò e non impedì la diffusione del morbo.
2020
– Autopsie sconsigliate, cremazione delle salme, “arresti
domiciliari” della popolazione e creazione di un’onda di panico.
Come se non bastasse, le dichiarazioni di numerosi specialisti e
Premi Nobel per la medicina sono state etichettate come
farneticazioni di negazionisti. Jean Luc
Montagnier, Alessandro Tadino, Lodovico Settala sono così
accomunati da un simile destino.
1630
– L’epidemia crebbe lentamente e ci furono casi sporadici di peste
in città tra la fine del 1629 e i primi mesi del 1630, senza che
questo allarmasse più di tanto le autorità milanesi o impedisse i
festeggiamenti per il carnevale, mentre il popolo continuava a
ignorare la realtà attribuendo i decessi a febbri malariche o altre
malattie dai nomi meno spaventosi. Per ordine del Tribunale venivano
costretti alla quarantena nel lazzaretto tutti i malati o le persone
sospette.
2020
– Nei nostro secolo la differenza si è vista: anche i decessi dovuti
a cause differenti sono stati etichettati come derivanti dalla
pandemia. Altro che evitare di allarmare la popolazione!
1630
– Furono i casi di peste tra le famiglie aristocratiche più in vista
di Milano a convincere la popolazione della realtà dell’epidemia,
anche se il Tribunale di Sanità inizialmente parlò ancora di
“febbri pestilenti” e “maligne” per non allarmare
i cittadini, mentre le autorità politiche si mossero con estrema
lentezza per cercare di assicurare alla città il necessario
vettovagliamento in vista di una recrudescenza del morbo.
2020
– La popolazione soffre e prega per la salvezza di un politico
colpito (forse) dal tremendo contagio. Si salverà senza conseguenze,
forse perché asintomatico.
1630 – Dal mese di marzo la peste iniziò a mietere vittime in ogni angolo di Milano, rendendo di drammatica evidenza ciò che, fino a poco tempo prima, era stato negato o travisato con un linguaggio ambiguo: i malati si affollavano in numero sempre crescente al lazzaretto.
2020
– Mese di marzo? Che coincidenza! Comunque, a Milano,
il maggior numero di decessi si conta nelle Residenze Assistite per
Anziani.
1630 – A partire dal mese di maggio i casi di contagio crebbero notevolmente, complice il caldo che favoriva la diffusione del male, al punto che gli appestati non potevano essere più ospitati nel lazzaretto e si ipotizzò di creare un’area di raccolta dei malati fuori Porta Ticinese.
2020
– La conversione del Polo fieristico in centro di assistenza per
contagiati è datata 31 marzo. Un record di velocità. Avrebbe potuto
ospitare 200 pazienti. Per gestirlo è previsto l’impiego di 200
medici, 500 infermieri e altre 200 figure professionali. Ringraziando
la buona sorte, poche decine di ospiti hanno usufruito della
struttura, risultata, alla fine, inutile.
1630
– Nonostante le gride che proibivano di lasciare la città e
minacciavano le solite pene severissime, come la confisca delle case
e di tutti i patrimoni, furono molti i nobili che fuggirono da Milano
per andarsi a rifugiare nei loro possedimenti in campagna.
2020 – Questa volta non si può sfuggire alla legge, forse… Comunque è obbligatorio proteggersi.
1630 – La paura per il contagio che mieteva vittime sempre più numerose in città fece nascere nella moltitudine nuovi pregiudizi e iniziò così a diffondersi l’assurda credenza che alcuni uomini spargessero appositamente unguenti venefici per propagare la peste, personaggi immaginari noti col nome famigerato di untori. Tale diceria non era alimentata soltanto dalla superstizione e dall’ignoranza popolare, ma trovava conferma anche nelle teorie di molti “dotti” del tempo.
2020
– I soggetti positivi ai test, se sono asintomatici non hanno difese
immunitarie invidiabili, bensì sono portatori occulti di epidemia.
La responsabilità di ulteriori contagi è loro.
1630
– L’arrivo dell’estate e del caldo accrebbe ulteriormente la
virulenza della peste e la situazione in città nei mesi di luglio e
agosto 1630 divenne pressoché insostenibile:
il numero di decessi giornalieri arrivò a 500 all’inizio
dell’estate, per poi toccare i 1200-1500.
In totale, su un numero di abitanti della città stimato in circa 750.000 abitanti, l’epidemia provocò 140.000-165.000 decessi (secondo le stime dei più attendibili storici).
2020 – Il tipo di epidemia, ovviamente, è differente quindi il caldo che peggiorò la propagazione del morbo, oggi ha l’effetto opposto. In ogni caso il bilancio al 21 luglio 2020 su una popolazione di circa 1.400.000 abitanti è di 16.797 vittime.
Torniamo,
finalmente, alla memoria inconscia per tentare di ricavare qualche
conclusione. Preciso che le considerazioni esposte non hanno
carattere medico, tutt’al più logico. Quindi, sulla base della
fallibilità di ogni umano potrebbero non essere del tutto corrette.
Comunque, se la memoria inconscia contiene frammenti ereditari del
passato e i suoi contenuti possono emergere quando il controllo
razionale viene meno, è presumibile che una martellante informazione
catastrofista possa scavalcare la ragione attingendo elementi
dall’inconscio.
Secondo
Anne Ancelin Schützenberger, geniale
psicoterapeuta recentemente scomparsa, la solidarietà familiare
inconscia, quella etnica, nonché gli anniversari di eventi
catastrofici provocano un innalzamento notevole della probabilità di
ripetizione.
Il
“mantra” basato sull’imminente pericolo in arrivo fa scatenare
la paura atavica di morire.
Non
importa se, guardandoci intorno, nulla è cambiato. Il mondo sembra
ostile, pericoloso, e la gente che si incontra è una minaccia.
Manteniamo
le distanze, non mostriamo il nostro volto, non usciamo di casa se
non è indispensabile e chiamiamo tutto ciò “comportamento
responsabile”.
Responsabile
di cosa? Di esserci nutriti con alimenti poveri di vitamine (in modo
particolare C e D), di avere assunto antifebbrili, antinfiammatori,
antidolorifici, psicofarmaci a vagonate?
D’altronde quando si dice che la pecora passa la propria vita nel terrore di essere mangiata dal lupo, per finire sulla tavola del pastore, non è fantascienza. Ai posteri l’ardua sentenza.
Nei flussi energetici e nelle memorie somatiche di ciascuno di noi, secondo la Dermoriflessologia® (come in tutti i sistemi energetici, dall’Agopuntura alla Riflessologia plantare, eccetera) non esiste traccia dell’avere, nel senso di possedere cose. Nelle Linee cutanee della Dermoriflessologia, possiamo individuare i flussi e le memorie dell’essere (l’essere come identificazione biologica e sessuale, l’essere come identità affettiva e familiare, l’essere come identità di gruppo, territoriale e tradizionale, l’essere come senso di appartenenza umanitario e mistico) e i flussi e le memorie del fare (fare come manifestazione delle competenze primarie e del lavoro in senso esteso, fare come creare e comunicare, fare come interazione e integrazione nell’ambiente, fare come cooperazione e organizzazione sociale). Nessuna presenza di flussi né di memorie inerenti all’avere. E questo semplicemente perché l’avere (che si tratti di cibo, vestiti, casa, automobili, oggetti, strumenti, soldi, eccetera) è funzionale all’essere e al fare. Da solo non esiste, non lascia nessuna traccia in noi. Il possesso, da solo, non arricchisce né modifica minimamente il nostro corpo e la nostra anima. Le cose materiali, dal cibo al denaro, sono soltanto strumenti che ci permettono di fare esperienza, di partecipare alla meravigliosa manifestazione della vita fenomenica. Il possesso e l’accumulo sono deviazioni, sono il segno di un’esistenza insoddisfacente che cerca compensazione in qualcosa che non potrà mai fornirgliela. Questo non vuol dire che povero sia l’equivalente di felice. Vuol dire che le “cose” devono servire a uno scopo, altrimenti sono inutili. Come il cibo, che serve a nutrirci per poter essere e fare al nostro meglio, mentre vivere per mangiare e accumulare cibo, non è vivere. Quando una persona sostituisce l’essere e il fare con l’avere, vuol dire che c’è un problema di fondo. La vita è esperienza. Buona Vita!
La Dermoriflessologia® è una disciplina olistica dedicata al benessere psicofisico e all’evoluzione spirituale, che unisce antiche conoscenze esoteriche con le scoperte dello scienziato italiano Giuseppe Calligaris. Si avvale di una tecnica riflessologica che interagisce con l’energia psicofisica attraverso idonee stimolazioni cutanee. La Dermoriflessologia si basa sulla capacità del corpo di conservare memoria del proprio vissuto e su quella della pelle di essere uno specchio fedele di corpo e anima. Emozioni e pensieri influenzano lo stato fisico, le condizioni fisiche influenzano pensieri ed emozioni. Questa relazione si riflette sulla pelle, dove possiamo individuare i flussi energetici e le memorie cristallizzate nel corpo. La Dermoriflessologia consente di: ✔ rilevare le condizioni psicofisiche; ✔ inviare segnali a corpo e psiche per indurre risposte di auto-guarigione; ✔ portare alla luce la vera personalità; ✔ promuovere la risoluzione dei traumi e la liberazione dai condizionamenti derivanti da episodi stressanti o dolorosi; ✔ stimolare sentimenti positivi; ✔ amplificare e pilotare l’attività onirica; ✔ risvegliare le facoltà superiori.
Il programma didattico è strutturato su 3 moduli da un week-end con presenza obbligatoria (frontale) e 5 moduli da frequentare a distanza (online).
Prenotazioni entro il 15 settembre 2020 A.P.S. Vega E.T.S.: 335 7065167 (pomeriggio) info@giardinomeraviglie.it – info@dermoriflessologia.it
PROGRAMMA
La costituzione energetica (2 w.e.) 3-4/10/2020 frontale 7-8/11/2020 online La costituzione quadripartita dell’uomo, le 10 Linee Primarie, che analizzano i flussi d’energia e di memoria, svelando i meccanismi delle corrispondenze psicosomatiche.
La simbologia emotiva (1 week-end) 5-6/12/2020 online Le immagini simboliche che offrono la possibilità di dialogare con l’inconscio.
Il Codice Psicosomatico (2 week-end) 6-7/2/2020 online 6-7/3/2021 frontale Le 96 Linee Secondarie e le Placche cutanee mostrano e riequilibrano i sentimenti specifici.
Riflessologia della Memoria (1 w.e.) 10-11/4/2021 online Le Placche delle Età e L’albero degli Eroi attivano il contatto con il Tempo e il Luogo, la Dinamica del Ricordo promuove l’elaborazione del vissuto emozionale.
Il Potere dei Sogni (1 week-end) 1-2/5/2021 online Le Placche oniriche trasformano i sogni in alleati. Si polarizzano, ricordano e interpretano.
Esperimenti pratici ed esami (1 w.e) 5-6/6/2021 frontale
Essendo personale, forse non fregherà a nessuno, ma tant’è 😄
Detto sinceramente, questo povero virus mi fa quasi tenerezza. Uscito da un laboratorio, e subito trattato come un mostro. Temuto. Accusato dei crimini peggiori. Un minuscolo filamento di RNA sfruttato per generare panico, terrore, e decine di fobie. La fobia delle malattie, della morte, dei luoghi aperti, di quelli chiusi, delle persone… E odio. Odio per chi passeggia, per chi corre o va in bici, per chi gioca, ride, scherza o si abbraccia, per chi disubbidisce, per chi pensa diversamente. Odio per chi non si fa annichilire dalla paura. Un virus sfruttato per generare povertà, ubbidienza, abbattimento e limitare la libertà. Ora, non è che questo scenario mi faccia arrabbiare o deprimere. Onestamente, non me ne frega niente. Non mi piace, perché è più bello vedere persone felici, che abbracciano la vita e si abbracciano tra loro, ma non mi tocca. Se condivido informazioni diverse dalla narrazione ufficiale, notizie più sensate e rasserenanti; se scrivo che si può fare prevenzione, rinforzando il sistema immunitario al posto che chiudendosi in casa; se dico di usare bene il proprio tempo e far funzionare il proprio personale sistema di valutazione, se dico di accendere l’attenzione e la consapevolezza; lo faccio soltanto per invitare a pensare liberamente e a non diventare vittime di uno stato di ipnosi dilagante. E lo faccio coerentemente, perché è ciò che pratico ogni giorno. Durante questo periodo, io e Samantha, abbiamo reinventato il lavoro, registrato decine di audio per l’Accademia di Dermoriflessologia e per gli aggiornamenti professionali, scritto moltissimo (saggistica e narrativa), tenuto i contatti con persone splendide. Abbiamo rinforzato il legame con la natura e con gli aspetti magici della vita. Abbiamo letto e studiato. Riso moltissimo. Sentito. Pensato. E molto altro… In sostanza, possiamo dire grazie a questo virus, per le incredibili occasioni che ci ha offerto. E lo facciamo davvero: GRAZIE! Ogni esperienza genera arricchimento, se sappiamo cogliere al volo le opportunità che offre. L’augurio è che ognuno possa uscire da questa esperienza più ricco interiormente, più consapevole, più cosciente e con una scala di valori più vicina al proprio sentire. Viva la libertà!
PER CHI DESIDERA CONOSCERE GIUSEPPE CALLIGARIS E AVERE UN PRIMO APPROCCIO ALLA DERMORIFLESSOLOGIA “Il pensiero che guarisce” è la tesi di laurea del celebre professor Giuseppe Calligaris, medico chirurgo specializzato in neurologia e psichiatria. Nato nel 1876, Calligaris fu docente e ricercatore universitario. Le sue scoperte lo collocano a buon titolo tra i più geniali medici dell’anima. Egli, infatti, individuò linee e placche sulla pelle dell’uomo, che mettono in relazione il corpo e lo spirito, la fisiologia e la psicologia. Nella sua rivoluzionaria tesi di laurea, Calligaris mostra come il pensiero agisca sul corpo, anticipando di svariati decenni le più recenti scoperte di neurofisiologia, biochimica e persino di fisica quantistica. Con la prefazione di Samantha Fumagalli, ideatrice e insegnante, insieme a Flavio Gandini, della Dermoriflessologia, una disciplina olistica che origina dagli studi di Giuseppe Calligaris.
L’ANNO DEGLI EROI di Flavio Gandini – €
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L’eroe accende torce fiammeggianti
nelle oscure strade del mondo, perché gli uomini possano vedere. Ed
è proprio quello che fanno i protagonisti di questo romanzo, anche
se a loro insaputa. Sei ex compagni di scuola vengono convocati,
insieme a una misteriosa figura che rimane nell’ombra, da uno stimato
psichiatra per compiere un’impresa epica quanto ambigua, perché
sotto la facciata di una rapina si cela un segreto destinato a
cambiare per sempre le loro vite. E forse anche quella dell’intrepido
lettore. Durante la sua onorata carriera, il professor Beccaria ha
individuato sette profili psicologici nella biografia di ogni
persona, che si susseguono nel difficile compito di arrivare al cuore
della propria identità per culminare in un artistico ottavo profilo.
Ma il percorso evolutivo è funestato da ostacoli che rischiano di
intrappolare il viaggiatore in uno dei sette ruoli. Ed ecco la molla
che spinge lo psichiatra a ideare un folle, quanto geniale, piano
liberatorio. Un romanzo psicologico, ma che non si prende troppo sul
serio e anzi si concede più d’una divagazione umoristica.
CRONCHE DI REDAZIONE di Flavio Gandini
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Ernesto Farro è un cronista. Ha
l’anima del reporter, non gli manca il coraggio e ha uno stile tutto
suo fatto di ruvida autenticità, perspicacia, fiuto, audacia, lealtà
e diplomazia, qualità che lo hanno portato in fretta da un piccolo
giornale di provincia al più importante quotidiano d’Italia. Da una
decina d’anni ormai, ricopre l’incarico di vicedirettore, ma nulla
può imprigionare il suo spirito indomabile e, appena fuori dalla
redazione, torna a essere il verace giornalista a caccia di notizie.
Seguendo Farro scopriamo il suo incredibile esordio alla Gazzetta di
Cicoria, seguiamo le tracce di un lupo assassino in una vicenda che
sconfina nella favola, arriviamo sulla scena del crimine in una
comune di spiritualisti, finiamo tra le spire di un ambiguo
strizzacervelli per dimostrare l’innocenza di un ragazzo schivo e
riservato. In “Cronache di redazione” le storie sono
impregnate di realtà, ma appaiono al limite del fantastico, per
effetto all’arte narrativa dell’autore, che sa cogliere le sfumature
grottesche nei frammenti di vita per trasferirle sulla pagina e
regalarle al lettore, donandogli così un po’ del suo candore e
invitandolo a non prendersi troppo sul serio.
ANIME IN TRAPPOLA di Samantha Fumagalli
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«Nella sala era calata un’oscurità
innaturale, che divorava le ombre inglobandole e pareva attutire
anche i rumori. In quella tenebra mistificatrice, l’ospite cancellò
con cura ogni segno del proprio passaggio, prima di dirigersi verso
la porta d’ingresso. Qui, volgendosi verso la sagoma inanimata, si
portò un braccio al petto e abbassò il capo per inchinarsi in un
ossequioso ringraziamento. Poi si chiuse l’uscio alle spalle e
sparì.» Un gruppo di amici, una vacanza in montagna ai mercatini di
Natale, uno strano presagio e il ritrovamento di due cadaveri. Tutto
farebbe pensare a decessi naturali, se non fosse per quel macabro
simbolo tatuato sui corpi.
L’ANIMA SVELATA di Fumagalli e Gandini
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L’anima svelata è un manuale per
conoscere e imparare la Dermoriflessologia, ma è anche un omaggio
alla genialità di un grande scienziato, le cui scoperte sono rimaste
ai margini della conoscenza ormai per troppo tempo. Il personaggio in
questione è Giuseppe Calligaris, neuropsichiatra italiano del XX
secolo che ha dedicato l’intera vita allo studio dell’uomo e dei
nessi che collegano il corpo e lo spirito. Grazie alla sua indole
immaginifica e alla sua mentalità scientifica l’anima è stata
svelata e oggi disponiamo di un codice psicosomatico che dimostra
come i pensieri e le emozioni agiscano sul corpo e come le condizioni
fisiche influenzino le emozioni e i pensieri. Partendo dalle sue
scoperte, gli autori hanno proseguito le ricerche e hanno dato
origine alla Dermoriflessologia, una disciplina olistica in grado di
instaurare un proficuo dialogo tra conscio e inconscio e promuovere
il benessere attraverso semplici stimolazioni cutanee.
Questa è la seconda edizione,
aggiornata e ampliata, del libro uscito per la prima volta nel 2006.
SIMBOLI, TRA CONOSCENZA E DESTINO di
Fumagalli e Gandini – € 12,00 sconto 20% € 9,60
I simboli non hanno tempo, evolvono
mantenendo la loro purezza originaria e si svelano offrendo
all’osservatore la possibilità di conoscere se stesso, le sue
origini e il suo destino. Ogni ricerca interiore presuppone un intimo
legame tra pensiero e materia, un legame rafforzato dai simboli, che
agiscono come uno specchio, riflettendo la coscienza del ricercatore.
Ricchi di significati metafisici, psicologici e pratici, i simboli
creano ponti tra il cielo, la terra e gli inferi, ma mostrano anche
le strade che ognuno percorre nel corso della vita. E nella vita si
può procedere in maniera casuale, sospinti dai venti dell’esistenza,
oppure in maniera intenzionale. L’alchimista è un ricercatore che
esce consapevolmente dai limiti del proprio mondo e si incammina per
altre vie, che gli permettano di essere il meglio di ciò che è. Il
pendolo, il caduceo, la spirale, la croce, l’Albero della Vita,
l’Albero Cosmico norreno, l’Albero degli Eroi e l’Opera alchemica,
sono alcuni dei simboli che incontrerete in questo libro.
CONOSCI IL TUO ANIMALE TOTEM di
Samantha Fumagalli – € 10,00 sconto 20% € 8,00
Questo libro è un invito a conoscere
meglio se stessi attraverso l’incontro l’Animale Totem, entità
magica e ancestrale che cammina al nostro fianco, ci protegge, ci
dona i suoi talenti e ci guida nella direzione scelta dalla nostra
anima. Incontrarlo è un viaggio affascinante che riconnette
all’energia primordiale e al vero sé. È un atto magico,
indimenticabile, illuminante. Qui troverai la tecnica del viaggio
sciamanico unito alla Dermoriflessologia per evocare l’Animale Guida,
le indicazioni per consolidare il legame, il modo per convocarlo in
sogno e il simbolismo di moltissimi archetipi. La qualità della vita
dipende molto dal grado di conoscenza che abbiamo di noi stessi e
delle fasi che attraversiamo, e gli Animali Guida sono un aiuto
inestimabile. Sei attento come la volpe o puro come la colomba? Hai
bisogno dell’equilibrio del fenicottero o della perseveranza della
formica? Vuoi imparare l’autostima dal pavone o la chiaroveggenza
dalla lince? Regala attenzione ai tuoi amici animali, ne avrai in
cambio conoscenza e potere.
GUERRIERI STANCHI DI LOTTARE di
Samantha Fumagalli – € 10,00 sconto 20% € 8,00
Quando le Amazzoni valorose e i
Guerrieri coraggiosi comprendono il nonsenso della guerra e vedono
che la lotta non porta a un mondo migliore, la stanchezza del
combattimento inizia a farsi insopportabile. Vorrebbero cambiare
rotta e deporre le armi, ma si accorgono d’essere prigionieri di un
lato oscuro che non permette loro di uscire dal gioco. È
l’Ombra-guerriera, cresciuta nella convinzione che il mondo sia un
luogo ostile e popolato da nemici, dove l’unica strategia possibile
sia combattere. Ma una soluzione per liberarsi c’è e la strada verso
il successo parte da un invito a cena. Chi è l’ospite a sorpresa? Ma
certo, l’Ombra-guerriera! Da qui in avanti, il percorso si fa in due
e tutto diventa più facile con un’Alleata tanto eccezionale. Il
libro è dedicato alle Amazzoni e ai Guerrieri che desiderano
affrontare il Drago per impadronirsi del tesoro e godersi i doni
elargiti dal mitico animale. Il testo è corredato da un percorso
psico-alchemico di Dermoriflessologia e arricchito dagli inserti
provocatori di Flavio Gandini.
LA QUINTA VIA di Fumagalli e Gandini –
€ 10,00 sconto 20% € 8,00
La pietra filosofale è un ottimo
spunto per presentare questo libro, che pone le basi per un vero
laboratorio alchemico interiore. Alla pietra filosofale sono
attribuite tre proprietà: donare la conoscenza, fornire l’elisir di
lunga vita e trasmutare il piombo in oro. Poteri straordinari che
simboleggiano la ricongiunzione dell’anima con la dimensione
spirituale, onnipresente e onnipotente. Da qui la conoscenza, che
scaturisce dalla comprensione di se stessi e del mondo circostante,
l’elisir di lunga vita, risultato di nuovi modi di pensare e di
agire, e la trasmutazione del metallo vile in oro, ovvero
l’individuazione del sé superiore. L’alchimia si fonda sulla
relazione tra spirito e materia e per l’alchimista la metamorfosi
interiore si riflette in un miglior benessere psicofisico, una vita
più creativa e una maggior prosperità. La quinta via è un percorso
alchemico di trasmutazione psichica, che integra spirito e materia.
L’insegnamento si rifà all’antico sapere ermetico, la parte pratica
è composta da azioni quotidiane, meditazioni e Dermoalchimia.
SE LA PELLE POTESSE SCEGLIERE di
Samantha Fumagalli – € 10,00 sconto 20% € 8,00
Antiossidante, detossinante,
antinfiammatorio, elasticizzante, idratante, emolliente, lenitivo,
stimolante, seboregolatore, riepitelizzanze, depigmentante,
cicatrizzante, antiagenti atmosferici, tonico e stimolante della
microcircolazione, protezione solare e doposole, sinergico nella cura
dell’acne e della psoriasi, antisettico, antibatterico, antifungino,
antivirale, insettifugo, miorilassante, spasmolitico, antidolorifico,
rivitalizzante per il cuoio capelluto, ricostituente per capelli e
unghie. Sapevi che gli oli possiedono così tante proprietà? Oli
vegetali, oleoliti e oli essenziali sono veri e propri elisir per la
pelle, perché oltre a possedere specifiche proprietà curative,
hanno una struttura simile alla cute e allo strato che la protegge
dal tempo e dagli agenti esterni. Grazie a questo libro, puoi
conoscere gli oli e imparare a usarli per sfruttare al meglio le loro
magiche virtù. Un manuale pratico per conoscere la pelle e
prendersene cura in modo semplice, efficace e naturale, attraverso i
consigli per uno stile di vita sano, un’alimentazione corretta, l’uso
di oli puri e qualche trucco offerto dalla Dermoriflessologia.