Longevità

Diventiamo sempre più longevi, dicono le fonti ufficiali, non ultima l’Oms, che ha dichiarato recentemente l’aumento globale dell’aspettativa di vita dai 67 anni del 2000 ai 73 del 2019.

Gli italiani si confermano tra i più longevi, al quarto posto dopo Giappone, Svizzera e Spagna, con un’aspettativa media di vita di oltre 83 anni.

Siamo portati a pensare che a 80-90 anni una persona sia vecchia e ormai prossima alla fine dei suoi giorni, ma sarà vero?

Proviamo a fare un giro nella storia a caccia di ultracentenari…

Tra i patriarchi biblici troviamo Abramo, che visse 175 anni, Giona 180, Sara 127, Mosè 120, senza contare il famoso Matusalemme che toccò la veneranda età di 969 anni.

Tra i Greci abbiamo Epimenide di Creta, vissuto 157 anni, giusto per portare un esempio tra tanti.

Tra i Romani troviamo Valerio Corvino, che superò i 100 anni, Luceia, un’attrice, che si esibiva ancora all’età di 100 anni e morì a 112 anni, e secondo quanto riferito da Plinio, basandosi sui censimenti dell’epoca, in Italia c’erano 54 persone che avevano superato i 100 anni, 57 oltre i 110, 2 oltre i 125 anni, 8 oltre i 130 e 3 oltre i 140 anni.

Non mancano ultracentenari anche presso altre culture. Attila, capo degli Unni, sarebbe morto nel 500 d.C., all’età di 121 anni.

La morte di Thomas Parr, all’età di 152 anni, fu considerata prematura dal famoso medico e fisiologo William Harvey, scopritore della circolazione del sangue. All’autopsia, infatti, i suoi organi erano in condizioni così buone da supporre che egli sarebbe vissuto altri anni ancora, se non fosse passato dalla dieta semplice e dalla vita attiva di contadino alle abitudini molli e alla dieta smodata della Corte di Inghilterra. Parr ebbe numerosa discendenza: suo figlio visse 113 anni, due suoi nipoti 127 anni e un terzo nipote 109 anni; il bisnipote visse 124 anni.

Luigi Cornaro, nobile veneto, condusse da giovane una vita dissoluta, per cui, dopo i 30 anni, si sarebbe detto che non aveva molte probabilità di vivere a lungo. Egli decise, pertanto, di mutare drasticamente il suo stile di vita, adottando rigide misure igieniche e alimentari. Si cominciò a nutrire ogni giorno con 12 once di cibo e 20 once di vino. All’età di 70 anni, a seguito del ribaltamento della carrozza su cui viaggiava, si ruppe un braccio e una gamba, ma si riprese completamente. All’età di 83 anni scrisse il trattato “Sulla vita sobria”, in cui rese conto della sua esperienza e suggerì alcune regole per raggiungere la vecchiaia nella pienezza delle facoltà fisiche e mentali. In un brano di questo libro, che fu aggiornato negli anni successivi, così scriveva: “…sono così agile che posso ancora cavalcare e salire ripide scale e pendii senza fatica. Sono di buon umore e non sono stanco della vita. Mi accompagno a uomini di ingegno, che eccellono nella conoscenza e nella virtù. Quando non posso godere della loro compagnia, mi do alla lettura di qualche libro e alla scrittura. Dormo bene e i miei sogni sono piacevoli e rilassanti. Io credo che la maggior parte degli uomini, se non fossero schiavi dei loro sensi, delle passioni, dell’avarizia e dell’ignoranza, potrebbero godere di una vita lunga e felice, all’insegna della moderazione e della prudenza.”
Luigi Cornaro mantenne sempre buona salute e morì nel 1566, all’età di 104 anni.

Van Oven, nel suo trattato “On the decline of life: an attempt to investigate the causes of longevity”, pubblicato a Londra nel 1853, enumerava 1519 persone morte ad età compresa tra 100 e 110 anni, 331 morte tra 110 e 120 anni, 99 morte tra 120 e 130 anni, 37 tra 130 e 140 anni, 11 tra 140 e 150 e 17 oltre i 150 anni.

E oggi?
Secondo il rapporto Istat sui “Centenari d’Italia”, oltre 14.000 hanno varcato il secolo, più di 1.100 hanno superato i 105 e 21 hanno più di 110, fatto che conferisce all’Italia il record di ultracentenari in Europa. Senza contare che gli over 85 in Italia sono più di 2 milioni…

Tramonto di un’epoca

La medicina non è una scienza esatta, ma in continuo divenire.

Dopo il crepuscolo degli dei, siamo giunti al tramonto dello scientismo.

Quando un pensiero deve ricorrere all’imposizione e alla fede cieca, ha i giorni contati.

Nonostante gli indiscutibili aspetti positivi della Rivoluzione scientifica e dell’Illuminismo, la scienza, da sola, ha dimostrato di non essere in grado di soddisfare tutti i problemi e i bisogni dell’uomo.
Oggi assistiamo a una stretta dell’universo scientista sulla popolazione dell’intero pianeta, una pressione che vuole imporsi oltre misura, che pretende seguaci e fedeli, che mira alla sottomissione. Comportamento ben poco dissimile da quello dell’Inquisizione, che precedette e scatenò la Rivoluzione scientifica.

Questa è l’epoca dell’Inquisizione scientifica, dove chi dubita, chi pensa, chi si fa domande e chiede un confronto costruttivo, viene perseguitato, tacciato di eresia e condannato.

Dimenticano, i moderni inquisitori, che se non fosse stato per uomini coraggiosi e pieni di dubbi, come Niccolò Copernico, Galileo Galilei, Giordano Bruno, Tommaso Campanella e molti altri, saremmo ancora convinti di vivere su una Terra piatta e al centro dell’Universo?

I veri terrapiattisti si trovano tra l’élite inquisitrice, che vuole imporre un regime di dittatura sanitaria basato sulla fede cieca in un unico fotogramma di presunta scienza.

Ricordiamoci sempre che la scienza è in continuo divenire.

La medicina è in continuo divenire.

Non sono scienze esatte e immutabili, ma sono il frutto di una conoscenza in evoluzione, che deve conservare l’umiltà per poter continuare a porsi domande e trovare risposte.

Una lama di luce nel buio

Di fronte a un’umanica ancora poco cosciente, la nostra speranza è riposta negli individui, in chi ha vacillato, è caduto, ma a saputo scorgere una lama di luce nel buio.

Per la fine dell’anno abbiam visto parecchi messaggi che salutavano il “brutto e terribile” 2020 in modo decisamente apotropaico.

Deprecazioni e scongiuri per allontanare l’influenza maligna del 2020 ci sembrano ben poco lungimiranti e per nulla sintomo di un aumento di consapevolezza.

Il 2020 ha portato allo scoperto quella che Jung chiamava l’ombra collettiva (ombra che rimaneva celata sotto la coperta di un finto-rassicurante pensiero iper-razionale) e questa emersione dovrebbe essere salutata come una benedizione, perché ha offerto la grande occasione di guardare in faccia i propri demoni e provare a scendere a patti con il cosiddetto “male”.

Un’operazione tutt’altro che facile e scontata, ma di portata davvero colossale.

Se ciò fosse successo, avremmo letto messaggi di gratitudine per l’anno appena finito. Ma, si sa, la gratitudine nasce da come siamo stati in grado di affrontare una situazione, non dalla situazione in sé.

E, infatti, cos’è successo? Gran parte dell’umanità si sta dimostrando ancora troppo infantile, troppo ancorata alla fase dell’orfano, per poter compiere un vero gesto liberatorio (o, quantomeno, inaugurarne il processo…). E non aspetta altro che tornare alla vecchia routine, ai vecchi stili di vita inconsapevoli ed egoici, come un drogato in astinenza.

Come ciliegina sulla torta, da alcuni giorni è tutto un fiorire di scatti in cui si attesta di essersi sottoposti al vaccino, ennesima dimostrazione di un ego auto-inflazionato che si identifica con la caricatura del “salvatore”.

La nostra speranza è riposta nei pochi, negli individui. In chi si è disorientato, ha vacillato, è caduto. In chi ha attraversato l’ombra e ha saputo trovare un senso al male che stava vivendo. E, così facendo, è riuscito a scorgere una lama di luce nel buio. E ora continua a tendere l’orecchio verso la voce del proprio inconscio, per imparare ad ascoltarlo costantemente, per non lasciare che torni a sonnecchiare sotto coperte troppo corte e fatte di certezze fasulle.

Auguri a tutti coloro che hanno il coraggio di camminare nelle tenebre e trovarvi la luce,

Samantha e Flavio

Tramonta il 2020 e nasce il 2021

Il 2020 sta tramontando.

Ci saluta, così, un anno molto particolare.

Di quelli che non si vedevano da tempo.

Un anno duro. Spietato.

Un anno che ha calato sul mondo le tenebre più nere.

Tenebre, che sanno incutere paura.

Ma è stato anche un anno che ci ha permesso di scorgere la luce più accecante.

E anche questa luce può fare paura.

È stato un anno senza mezze misure.

Un anno che ha obbligato molti di noi ad accendere la propria Luce interiore.

E a tenerla sempre accesa, durante questa lunga notte.

Nutrendo la fiamma ogni giorno, con passione e pazienza.

Con il coraggio di guardare in faccia l’oscurità.

Con la forza di chi sa che l’oscurità nasconde soltanto i mostri illusori del nostro inconscio, personale e collettivo.

Con la fiducia di chi sa che essere coscienti dei nostri mostri interiori, ci rende persone più ricche, più consapevoli e più libere.

E con la certezza che al buio segue sempre la luce.

Salutiamo il 2020 con un sentimento di passione.

Con affetto e gratitudine, perché, seppur nella bufera, ci ha donato molto.

Doni duraturi, che non ci abbandoneranno più.

Il viaggio è stato lungo e la salita faticosa, ma la vetta raggiunta è inebriante.

La vista spettacolare.

Ora siamo pronti a lasciare andare il superfluo, il pesante, il torbido.

Tutto ciò che è emerso nel disordine del fermento interiore.

E siamo pronti ad accogliere l’anno nuovo.

Il 2021 è un anno di cambiamento, trasformazione e fioritura.

È un anno di Libertà.

Auguriamo a tutti, in questo magico momento di passaggio, di estrapolare il meglio dall’anno vecchio e di incamminarsi fiduciosi verso l’anno nuovo.

E auguro a tutti noi un 2021 generoso di sorrisi, abbracci, gioia e serenità!

Con Vero Amore,

Samantha e Flavio

Felice Natale!

Auguriamo a tutti un Felice Natale!

Quest’anno abbiamo davvero bisogno di pace e serenità e di rafforzare i valore più importanti che abbiamo…

Amore, amicizia e buone relazioni…
Salute e benessere di corpo e anima…
Gioia, creatività e voglia di vivere e di sognare…

E sotto l’albero cosa mettiamo?
Regali simpatici o regali intelligenti?

Be’… l’importante è che il Natale porti qualcosa di nuovo! E che l’albero rechi tra le sue fronde qualcosa che ci riempia di gioia!

AUGURI DAL CUORE!

Samantha e Flavio

Tratto da Anime in trappola

«Sì» assentì Manuel, avvicinandosi alla finestra e scostando pigramente la tenda. A quell’ora la strada era deserta, illuminata a mala pena da una fila di lampioni, che sembravano voler scacciare la nebbia che li assediava, ma con ben misero risultato. Non passava anima viva e i pali della luce si sfuocarono per assumere le sembianze degli alberi spogli che fiancheggiavano la stradina che conduceva alla sua casa d’infanzia. Sempre troppo fredda, troppo silenziosa, con quello stupido camino incapace di tirare il fumo fino al tetto e che lo ributtava nella stanza facendogli mancare il respiro. Tante volte avrebbe voluto uscire in cerca di ossigeno, ma aveva l’impressione che fuori fosse ancora peggio, con gli alberi rinsecchiti che aspettavano solo lui per afferrarlo e rubare il suo calore.

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Una specie di morti viventi…

Dall’autore del romanzo “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, Robert Louis Stevenson:

“Esiste una specie di morti viventi, di gente banale che a malapena ha coscienza di esistere se non nell’esercizio di qualche occupazione convenzionale. Portateli in campagna o imbarcateli su una nave e vedrete quanto si struggeranno di nostalgia per il lavoro o il loro studio. Non sono mossi da curiosità, non sanno abbandonarsi alle sollecitazioni del caso, non provano piacere nel mero esercizio delle loro facoltà, e, a meno che la necessità non li incalzi minacciandoli con un bastone, non muoveranno un dito. Non vale la pena di parlare con gente simile: sono incapaci di abbandonarsi alla pigrizia, la loro natura non è abbastanza generosa; e trascorrono in una specie di coma le ore che non sono applicate a una frenetica furia di arricchirsi”.

Non aggiungere odio…

“Ogni cittadino schifava l’altro e quasi nessuno aveva cura del vicino; i parenti rare volte o mai si facevano visita e se lo facevano rimanevano distanti.La paura era entrata nel petto degli uomini al punto che i fratelli si abbandonavano così come lo zio e il nipote, la sorella e il fratello e spesso la moglie il marito; cosa ancora più grave e quasi impossibile a credersi, i padri e le madri abbandonavano i figli come se non fossero loro”.

Cronaca di oggi?
No, del 1348, quando a Firenze arrivò la peste.
Descritta nel Decameron da Boccaccio.

Vorrei leggere queste parole come un invito a essere e restare umani e a non aggiugere, alla malattia, anche l’odio.