Non si cambia il passato con tecniche
di riscrittura o di auto-convincimento, non si cambia con l’ipnosi o
la pnl, non si cambia girando gli occhi come un indemoniato e neanche
picchiando la testa contro il muro per un x numero di volte.
In estrema sintesi, il passato non si
cambia. Nè quello personale, né quello collettivo.
Il passato si accetta.
Il passato si osserva.
Il passato si comprende.
Il passato si interpreta.
E poi si lascia andare per vivere nel
presente.
Molte tecniche possono rivelarsi utili,
ma soltanto se si parte da questo presupposto.
Altrimenti, presto o tardi, i fantasmi
del passato torneranno più forti che mai per annientare il piccolo
uomo che si è illuso, che ha cercato di convincersi che il passato
fosse diverso da ciò che è stato.
Per quando spaventosa possa essere
stata la bufera che ci ha travolti, per quanto desolanti le macerie
che ha lasciato, si può soltanto ricostruire, partendo da lì.
Si può cambiare punto d’osservazione,
si possono indagare i misteriosi disegni del fato e del destino
personale, si può distillare esperienza, insegnamenti, saggezza.
Questo si può fare, ma non raccontandosi storie. Non ingannandosi.
Qual è la differenza tra fato e destino? Come il fato e il destino guidano o meno la nostra vita e la nostra volontà? Dove si pone, in queste relazioni, il karma? Qual è la chiave che apre lo scrigno dei nostri talenti? E come si relazionano i talenti individuali con il destino e il fato?
Se almeno una volta nella vita vi siete posti una di queste domande (o anche tutte), allora potrebbe interessarvi la puntata in diretta in cui Flavio Gandini sarà ospite di Le ali del brujo con Francesco Polimeni e Alessia Susani.
Venere sta dando una mano alle proteste degli agricoltori, che in questo periodo stanno ottenendo visibilità e consenso dal pubblico, ma temo che i media fra qualche giorno (13-20 febbraio) si metteranno di traverso a causa della quadratura di Mercurio (mezzi di informazione) a Urano in Toro (le proteste degli agricoltori) e forse ci sarà qualche falsa proposta di conciliazione. C’è tuttavia la possibilità che gli agricoltori non mollino e non cadano nella trappola. Se tengono duro, qualche spiraglio può aprirsi verso fine mese e i primi di marzo, ma non credo che la storia si concluderà così presto… Il Cielo è teso… ma promette bene nonostante, o forse proprio grazie, alle tensioni…
Klaus Schwab sostiene che grazie alla moderna tecnologia e all’intelligenza artificiale si potrà passare a breve da una modalità predittiva, che cerca di prevedere il futuro, a una prescrittiva, che scrive il futuro in anticipo. Dal canto suo, Yuval Noah Harari è convinto che la felicità non risieda nella qualità e nel senso della vita, ma nella manipolazione biochimica dell’uomo e afferma: “Costruire narrazioni che funzionano non è facile. La difficoltà non risiede tanto nel raccontare una storia, quando nel convincere tutti gli altri a crederla vera. E tuttavia, quando ci si riesce, ciò conferisce a Sapiens un immenso potere, poiché fa sì che milioni di estranei cooperino e agiscano in direzione di obiettivi comuni”. Dunque, dobbiamo districarci tra spacciatori di pillole della felicità e pusher di copioni di vita. Compito non semplice, ma possibile. E per farcela abbiamo una necessità assoluta di conoscenza e verità.
Un articolo ANSA del 30 luglio 2023 racconta la vita del primo italiano che si è fatto installare 5 microchip sottocutanei (non cito il nome per non fargli pubblicità).
Dice, il fenomeno, che si è appassionato di Transumanesimo, curiosando in rete e così si è fatto impiantare: – un magnete per non perdere le viti quando lavora; – un led che si illumina quando si avvicina a una sorgente elettrica; – un chip per aprire porte e condividere i propri dati anagrafici, lavorativi o sanitari; – un chip per l’autentificazione dei dati bancari; – un chip per pagare come se avesse una carta di credito sottopelle.
Insomma, un uomo-calamita, che si illumina come la spia del televisore e paga con il proprio corpo al posto che con un bancomat.
Le scimmie osservano, perplesse e curiose, ciò che qualcuno ha l’ardire di chiamare “evoluzione”.
“Person of Interest” è una serie
televisiva statunitense di fantascienza distopica del 2011-2016, dove
viene presentata un’Intelligenza Artificiale che osserva illegalmente
tutto ciò che accade nel mondo attraverso impianti di sorveglianza
pubblici e privati dotati di telecamere e microfoni.
Un’IA capace di prevedere (!) i
crimini.
Ovviamente si tratta di un progetto
antiterroristico, nato per pronosticare crimini rilevanti ai fini
della sicurezza nazionale. Siamo nel campo della predizione, perché
questa IA è stata addestrata a decifrare comportamenti e frasi al
fine di predire le intenzioni delle persone e quindi i crimini
potenziali.
Nella serie, in modo molto
rassicurante, viene detto che al governo non interessano i “crimini
comuni”, ma soltanto i “crimini rilevanti” per sicurezza
nazionale.
Così l’inventore-genio-miliardario e
un ex ufficiale della forze speciali statunitensi si occupano di
proteggere le “persone comuni” prima che il fattaccio avvenga.
Insomma, una moderna e implementata
versione di Batman.
Fin qui tutto bene, siamo nel campo
della cinematografia.
Un’Intelligenza Artificiale del genere,
secondo me, non esiste ancora, almeno non in Occidente e non come
viene presentata nella serie.
Ma come si potrebbe provare a creare
un’IA di questo tipo?
Servirebbe un’esperimento su scala
mondiale, di vastissime proporzioni e protratto nel tempo per creare
algoritmi, addestrare e allenare le macchine a rilevare, riconoscere
e catalogare i comportamenti e i discorsi della gente, nonché
collegare le persone con i loro telefonini, i profili social, i siti
web, ecc.
Ora, cosa sta succedendo a Trento (e
sia chiaro, non solo a Trento)?
A Trento sono stati inaugurati due
progetti: MARVEL e PROTECTOR, entrambi finanziati dall’Europa, il
primo della durata di tre anni (2021-2023) e il secondo biennale, che
fanno parte del proseguimento e dell’estensione dell’esperimento
pilota, iniziato con il progetto europeo eSecurity (ISEC – DG Home
Affairs, 2013/2016), con lo scopo dichiarato di ottimizzare il
sistema di gestione della sicurezza pubblica.
I progetti, finanziati dall’Unione
europea, prevedono la sperimentazione di una piattaforma tecnologica
distribuita che raccoglie, attraverso le telecamere del sistema di
video-sorveglianza e microfoni, materiale audio e video per elaborare
modelli matematici in grado di riconoscere una situazione
potenzialmente pericolosa.
Cosa che, a mio avviso, conferma il
fatto che una simile tecnologia non è ancora pronta né operativa,
ma che la stiano creando sulla pelle delle persone.
Il Comune di Trento, in accordo con la
Fondazione Bruno Kessler, ha deciso quindi di applicare
l’intelligenza artificiale, tramite videocamere e microfoni sparsi
per la città (parchi, piazze, incroci, sottopassaggi, ecc), per
monitorare in tempo reale la vita della città.
L’obiettivo, scrive il Comune, è
“quello di riconoscere automaticamente la presenza/assenza di
persone e discriminare situazioni potenzialmente problematiche
(adunanze non pacifiche di persone, risse, attività illegali come ad
es. spaccio) o problemi di traffico (congestione, incidenti, …).
Tutto questo con l’obiettivo di analizzare l’andamento dei
fenomeni nel tempo con sistemi di analytics e riuscire ad inviare in
tempo reale un avviso alla Centrale operativa della Polizia locale in
caso di situazioni potenzialmente pericolose”.
Sempre sul sito del Comune di Trento
leggiamo: “in PROTECTOR si svilupperà un set di componenti
tecnologiche avanzate in grado di analizzare fonti eterogenee di dati
(telecamere di sorveglianza, siti web, social networks, etc.) e li
combinerà attraverso il supporto di strumenti ICT basati su tecniche
di intelligenza artificiale”.
È notizia recente che il Garante per
la protezione dei dati personali ha contestato l’attività del
Comune, volta ad allenare gli algoritmi a distinguere le situazioni
di pericolo dal normale svolgimento della vita cittadina, giudicando
insufficiente la tecnica utilizzata per rendere anonime le persone.
Il Comune di Trento ha ritenuto di
adempiere alle richieste del Garante, mentre produrrà la
documentazione per superare le criticità evidenziate.
Per concludere, mi piacerebbe sapere
quanti si sentirebbero più sicuri e felici a vivere in un mondo
sorvegliato da un’Intelligenza Artificiale che, osservando e
ascoltando comportamenti, frequentazioni, spostamenti, azioni e
discorsi, su base algoritmica, sia autorizzata a giudicare cosa può
essere o diventare pericoloso, criminale, illecito, terroristico o
quant’altro.
Un tale progetto non dovrebbe essere
quantomeno oggetto di un referendum popolare?