DALLA PRE-VISIONE ALLA PRE-SCRIZIONE. In quali mani è il nostro futuro?

Klaus Schwab sostiene che grazie alla moderna tecnologia e all’intelligenza artificiale si potrà passare a breve da una modalità predittiva, che cerca di prevedere il futuro, a una prescrittiva, che scrive il futuro in anticipo.
Dal canto suo, Yuval Noah Harari è convinto che la felicità non risieda nella qualità e nel senso della vita, ma nella manipolazione biochimica dell’uomo e afferma: “Costruire narrazioni che funzionano non è facile. La difficoltà non risiede tanto nel raccontare una storia, quando nel convincere tutti gli altri a crederla vera. E tuttavia, quando ci si riesce, ciò conferisce a Sapiens un immenso potere, poiché fa sì che milioni di estranei cooperino e agiscano in direzione di obiettivi comuni”.
Dunque, dobbiamo districarci tra spacciatori di pillole della felicità e pusher di copioni di vita. Compito non semplice, ma possibile. E per farcela abbiamo una necessità assoluta di conoscenza e verità.

Evoluzione?

licenza gratuita by Pixabay

Un articolo ANSA del 30 luglio 2023 racconta la vita del primo italiano che si è fatto installare 5 microchip sottocutanei (non cito il nome per non fargli pubblicità).

Dice, il fenomeno, che si è appassionato di Transumanesimo, curiosando in rete e così si è fatto impiantare:
– un magnete per non perdere le viti quando lavora;
– un led che si illumina quando si avvicina a una sorgente elettrica;
– un chip per aprire porte e condividere i propri dati anagrafici, lavorativi o sanitari;
– un chip per l’autentificazione dei dati bancari;
– un chip per pagare come se avesse una carta di credito sottopelle.

Insomma, un uomo-calamita, che si illumina come la spia del televisore e paga con il proprio corpo al posto che con un bancomat.

Le scimmie osservano, perplesse e curiose, ciò che qualcuno ha l’ardire di chiamare “evoluzione”.

Samantha Fumagalli

Person of interest a Trento?

screenshot dal sito ecrime.unitn.it del 15 aprile 2015

“Person of Interest” è una serie televisiva statunitense di fantascienza distopica del 2011-2016, dove viene presentata un’Intelligenza Artificiale che osserva illegalmente tutto ciò che accade nel mondo attraverso impianti di sorveglianza pubblici e privati dotati di telecamere e microfoni.

Un’IA capace di prevedere (!) i crimini.

Ovviamente si tratta di un progetto antiterroristico, nato per pronosticare crimini rilevanti ai fini della sicurezza nazionale. Siamo nel campo della predizione, perché questa IA è stata addestrata a decifrare comportamenti e frasi al fine di predire le intenzioni delle persone e quindi i crimini potenziali.

Nella serie, in modo molto rassicurante, viene detto che al governo non interessano i “crimini comuni”, ma soltanto i “crimini rilevanti” per sicurezza nazionale.

Così l’inventore-genio-miliardario e un ex ufficiale della forze speciali statunitensi si occupano di proteggere le “persone comuni” prima che il fattaccio avvenga.

Insomma, una moderna e implementata versione di Batman.

Fin qui tutto bene, siamo nel campo della cinematografia.

Un’Intelligenza Artificiale del genere, secondo me, non esiste ancora, almeno non in Occidente e non come viene presentata nella serie.

Ma come si potrebbe provare a creare un’IA di questo tipo?

Servirebbe un’esperimento su scala mondiale, di vastissime proporzioni e protratto nel tempo per creare algoritmi, addestrare e allenare le macchine a rilevare, riconoscere e catalogare i comportamenti e i discorsi della gente, nonché collegare le persone con i loro telefonini, i profili social, i siti web, ecc.

Ora, cosa sta succedendo a Trento (e sia chiaro, non solo a Trento)?

A Trento sono stati inaugurati due progetti: MARVEL e PROTECTOR, entrambi finanziati dall’Europa, il primo della durata di tre anni (2021-2023) e il secondo biennale, che fanno parte del proseguimento e dell’estensione dell’esperimento pilota, iniziato con il progetto europeo eSecurity (ISEC – DG Home Affairs, 2013/2016), con lo scopo dichiarato di ottimizzare il sistema di gestione della sicurezza pubblica.

I progetti, finanziati dall’Unione europea, prevedono la sperimentazione di una piattaforma tecnologica distribuita che raccoglie, attraverso le telecamere del sistema di video-sorveglianza e microfoni, materiale audio e video per elaborare modelli matematici in grado di riconoscere una situazione potenzialmente pericolosa.

Cosa che, a mio avviso, conferma il fatto che una simile tecnologia non è ancora pronta né operativa, ma che la stiano creando sulla pelle delle persone.

Il Comune di Trento, in accordo con la Fondazione Bruno Kessler, ha deciso quindi di applicare l’intelligenza artificiale, tramite videocamere e microfoni sparsi per la città (parchi, piazze, incroci, sottopassaggi, ecc), per monitorare in tempo reale la vita della città.

L’obiettivo, scrive il Comune, è “quello di riconoscere automaticamente la presenza/assenza di persone e discriminare situazioni potenzialmente problematiche (adunanze non pacifiche di persone, risse, attività illegali come ad es. spaccio) o problemi di traffico (congestione, incidenti, …). Tutto questo con l’obiettivo di analizzare l’andamento dei fenomeni nel tempo con sistemi di analytics e riuscire ad inviare in tempo reale un avviso alla Centrale operativa della Polizia locale in caso di situazioni potenzialmente pericolose”.

Sempre sul sito del Comune di Trento leggiamo: “in PROTECTOR si svilupperà un set di componenti tecnologiche avanzate in grado di analizzare fonti eterogenee di dati (telecamere di sorveglianza, siti web, social networks, etc.) e li combinerà attraverso il supporto di strumenti ICT basati su tecniche di intelligenza artificiale”.

È notizia recente che il Garante per la protezione dei dati personali ha contestato l’attività del Comune, volta ad allenare gli algoritmi a distinguere le situazioni di pericolo dal normale svolgimento della vita cittadina, giudicando insufficiente la tecnica utilizzata per rendere anonime le persone.

Il Comune di Trento ha ritenuto di adempiere alle richieste del Garante, mentre produrrà la documentazione per superare le criticità evidenziate.

Per concludere, mi piacerebbe sapere quanti si sentirebbero più sicuri e felici a vivere in un mondo sorvegliato da un’Intelligenza Artificiale che, osservando e ascoltando comportamenti, frequentazioni, spostamenti, azioni e discorsi, su base algoritmica, sia autorizzata a giudicare cosa può essere o diventare pericoloso, criminale, illecito, terroristico o quant’altro.

Un tale progetto non dovrebbe essere quantomeno oggetto di un referendum popolare?