Luce e tenebra

Il periodo è duro per tutti, ancor più per gli indomiti e i giocosi, che non possono, e non vogliono, rinunciare alla loro libertà e al piacere di vivere.

Questa situazione di “separazione” che si è venuta a creare tra le persone, tra chi crede ciecamente e chi mette in discussione, è dolorosa, ma anche inevitabile se vogliamo continuare a rispettare il libero arbitrio di ciascuno.

Il mio senso di libertà mi dice che non voglio subire costrizioni, ma neanche voglio imporle. Quindi ho scelto di difendere i miei diritti e di accettare le scelte degli altri, nella logica che la libertà personale finisce dove inizia quella altrui. Va da sé che, se mi qualcuno mi pesta i piedi, mi difendo, ma non perdo tempo a convincere qualcuno della validità del mio punto di vista.

Il confronto, aperto e sincero, aveva senso fino a qualche tempo fa, quando era necessario capire i giochi del potere, le forze in campo. Ora, a mio avviso, è tempo sprecato.

Molti si stupiscono e addirittura si arrabbiano nel vedere la cecità di chi accetta, e talvolta sostiene, le ingiustizie dell’attuale dittatura sanitaria.

A questo proposito vorrei proporre una riflessione, una visione più estesa e spirituale, del momento che stiamo vivendo. E lo faccio partendo dal principio ermetico contenuto nella Tavola Smeraldina:

“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e inversamente, per formare le meraviglie della cosa unica”.

Questo è il principio della corrispondenza che ci permette di comprendere ciò che non vediamo, partendo dall’osservazione di ciò che è manifesto.

Pensiamo, quindi, alla natura, e consideriamo le difficoltà e la scarsità di cibo che contraddistinguono la stagione fredda, e poi osserviamo gli animali.

Nessuno di loro si sogna lontanamente di maledire l’inverno o di cercare di convincerlo a trasformarsi in estate. Ognuno, però, si adopera incessantemente per sopravvivere, per difendere la propria specie e la propria identità, fatta di vita, libertà, gioco, socialità, ecc.

Perché nessun animale inveisce contro l’inverno?

Semplicemente perché, se esiste, è parte integrante dell’esistenza dell’Universo.

E lo sappiamo bene, visto che senza l’inverno non ci sarebbe la primavera; senza il riposo della terra, non tornerebbe e fiorire la natura.

Ora, la nostra condizione è molto simile: se ciò che sta succedendo esiste, vuol dire che fa parte della creazione e noi dobbiamo, in una certa misura, accettarlo.

Si tratta delle forze in gioco, di yin e yang perennemente in movimento.

Senza gli opposti, non ci sarebbe la creazione. È il principio ermetico della polarità: tutto è duale, tutto ha due poli, ogni cosa ha il suo opposto. Ogni verità non è che una mezza verità.

A questo punto, direi che importa poco stabilire chi si trova a un polo e chi all’altro, pensando che uno sia la luce e l’altro la tenebra. Andiamo oltre i concetti di buoni e cattivi. E proviamo piuttosto a capire qual è il nostro compito adesso.

A me sembra evidente che il nostro compito, in questo preciso momento, sia comprendere profondamente chi siamo, così da poter trovare un nostro posto nel mondo e dei simili con cui condividere il cammino.

Gli animali sanno istintivamente chi sono, e istintivamente si riconoscono. Agli uomini è stato fatto dono della coscienza pertanto, per sapere chi sono e potersi riconoscere, devono diventarne consapevoli.

La situazione attuale mette in luce le differenze, aiutandoci nel difficile compito.

Ecco perché credo nell’inutilità dei vari tentativi di “conversione”.

Nessuno è “portatore del verbo” né della verità assoluta (ogni verità non è che una mezza verità).

E non credo neanche nella presunzione di essere nel giusto assoluto.

Credo, però, che esista un “giusto relativo”. Che è la stessa giustizia che fa muovere ogni creatura vivente, coerentemente con la propria natura, per la salvaguardia di se stessa.

Quindi, compresa qual è la nostra natura, dobbiamo semplicemente affermarla, difenderla e sperimentarla nel modo migliore possibile, per fare onore alla vita e alla parte divina che è in noi.

Spero che questo piccolo pensiero possa essere utile e, chissà, offrire qualche spunto di riflessione.

Un augurio di una buona Vita,

Samantha

Ciò che siamo

Ci sono due forze nella vita che ci rendono ciò che siamo: una è costituita da quello che la vita ci dona, l’altra da ciò che ne facciamo.

La vita ci dona un corpo, una famiglia, un luogo dove nascere, e situazioni, eventi, persone che incontriamo lungo il nostro cammino e molte altro… Tutte cose che possiamo ritenere soggettivamente gradevoli o sgradevoli, facili o difficili, ma che dobbiamo in qualche misura accettare.

E poi c’è l’altra forza: quello che decidiamo di fare con questi doni.

Possiamo farci forgiare dal fuoco, oppure lasciarci bruciare.

Possiamo farci abbattere dalle difficoltà, oppure usarle per imparare a volare.

Possiamo farci impigrire dalle comodità, oppure sfruttarle come trampolini di lancio.

QUELLO CHE SCEGLIAMO DI FARE CON I DONI DELLA VITA CI RENDE CIÒ CHE SIAMO!

E il mondo chi l’ha fatto?

“E il mondo nel suo insieme chi lo ha fatto?

Era sorta spontanea questa domanda proprio perché ci si chiede sempre che cosa fai, chi ha fatto questo vestitino, quella camicia, chi ha preparato questa buona zuppa di pesce? Chi ha fatto un’auto e chi ha creato il mondo che l’insieme di tutte queste cose?

L’uomo talvolta capisce il funzionamento delle cose, come una medusa respira e come un gabbiano si relaziona con i propri figli, e per questo viene riconosciuto come un grande scienziato, spesso premiato con alti onori, ma si dimentica che queste cose ci sono da sempre e lui ha solo capito qualcosa su come funzionano. Più importante sarebbe capire chi le ha fatte e chiedere poi a lui e domandargli qualcosa per capire meglio anche l’uomo.

L’uomo non sa rispondere, un premio Nobel diventerebbe rosso se glielo si chiedesse e direbbe: «non lo so».

E allora come si può credere a uno che ha spiegato tanto ma non sa spiegare da dove gli provenga?

Se è furbo dirà che il mondo non l’ho fatto nessuno, che è da sempre, ma allora come può esistere qualcosa di non fatto mentre tutto si fa?

Se è da sempre perché mai esiste la fine?

Katherine se lo chiese una sera, al tramonto, mentre era seduta nel solito posto, e guardava il tramonto all’orizzonte.

Faceva girare questa parola nella sua testa, dentro il silenzio della baia di Badnaban.

La fine, la fine, una cosa che inizia e muore. Una bambina che nasce, diventa grande e poi vecchie finisce. Una medusa che giunge sulla sabbia della spiaggia, si trasforma in una semisfera e finisce, un fiore per dei petali, il profumo che aveva disperso intorno a sé non si sente più.

Perché finisce?

«Niente propriamente finisce, si trasforma in qualche cosa che si fa invisibile, ma l’invisibile non è un nulla, bensì una manifestazione diversa dell’essere da sempre per sempre».”

Tratto dal libro Il silenzio delle pietre di Vittorino Andreoli

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Ottenere risultati senza sforzo

A tutti piacerebbe la cosiddetta vita facile, ma cosa succederebbe davvero se potessimo risparmiarci tutte le difficoltà che si pongono lungo il nostro cammino? Proviamo a pensarci con l’aiuto di una piccola storia.

C’era una volta un contadino che, dopo una giornata di duro lavoro, si riposava sotto l’ombra di un grande albero e, mentre si godeva la frescura e il meritato riposo, notò una crisalide che si stava schiudendo. Attraverso il buco, vide la piccola farfalla che si dimenava con tutte le sue forze per uscire. Faceva molta fatica e, dopo aver osservato a lungo gli sforzi eroici della farfalla, il contadino decise di aiutarla. Con un coltellino allargò delicatamente il buco della crisalide e la farfalla poté uscire senza sforzo.

A questo punto accadde qualcosa di strano: la piccola farfalla, aiutata a uscire dal bozzolo, non aveva sviluppato muscoli abbastanza forti per potersi librare in aria e, nonostante i ripetuti tentativi, rimase a terra, incapace di fare ciò per cui la natura l’aveva fatta nascere.

Quel giorno, il contadino imparò una lezione che non dimenticò per il resto della sua vita: attraverso le difficoltà la natura ci rende più forti e degni di realizzare ciò per cui siamo nati.

I danni della lamentela

Ricerche scientifiche hanno dimostrato che ascoltare per più di 30 minuti al giorno discorsi intrisi di lamentele e negatività nuoce a livello cerebrale.
La lamentela viene processata in quella parte di cervello dedicata alle funzioni cognitive normalmente usata per risolvere i problemi e, quindi, in presenza di lamentela non si possono trovare soluzioni. Inoltre, questo stato mentale nuoce ai neuroni, all’intelligenza e alla nostra salute complessiva.

Da un anno, tutti i media non fanno altro che creare uno stato d’allarme continuo, disegnando la condizione in cui la maggior parte della gente vive ormai in modo costante.

Ma non è obbligatorio accettare passivamente questa situazione. Possiamo consapevolmente trasformare le crisi in opportunità, tornare a costruire una realtà più gioiosa e sperare.

Siamo gli architetti della nostra vita, del nostro cervello e del nostro benessere.

Il viaggio dell’eroe attraverso 8 archetipi

Pubblichiamo una testimonianza scritta da una partecipante al ciclo di lavoro Il viaggio degli eroi condotto da Morena Pertile.

Il 24 novembre 2019 inizia un nuovo viaggio per me, un viaggio che intraprendo con l’entusiasmo che mi caratterizza ma anche con un po’ di preoccupazione, “lavorare” su se stessi è un atto d’amore, ma allo stesso tempo sai che comporterà anche sofferenza, necessaria per raggiungere una nuova consapevolezza, un nuovo equilibrio.

Inizia la scoperta di otto archetipi, archetipi di cui fino ad ora non ero nemmeno a conoscenza.

Il primo archetipo lo affronto con curiosità e leggerezza, l’Innocente è il bambino, terreno facile per me che lascio sempre spazio alla bambina che è in me. La mia infanzia è stata serena e questo mi ha permesso di mantenere l’entusiasmo e la leggerezza tipiche del fanciullo.

Arriva il momento di affrontare l’Orfano e già so che sarà un passaggio difficile. Il senso di solitudine si acuisce e riaffiora la tristezza nel ricordare che, dagli otto anni a tutta l’adolescenza mi sono sentita pervasa dalla malinconia e dal senso di vuoto attorno a me. Con l’Orfano inizia il cambiamento, ora ne sono consapevole ma in quel periodo ho ceduto alla tristezza e mi sono chiusa in questo momento di dolore. Non capivo, ma sapevo che era solo un passaggio, ho stretto i denti e ho proseguito anche se la tentazione di lasciare è stata forte, ma mai avrei deluso me stessa! Ho riletto un passaggio dell’Orfano e ora comprendo che l’ho proprio vissuto, “la sfida dell’Orfano è assumersi la responsabilità della propria sofferenza e accettare ciò che si è”. Sfida accettata!

Del Guerriero non mi è mai mancata la determinazione e la volontà di affrontare le difficoltà della vita. Questo passaggio non l’ho vissuto serenamente, è stato difficile emotivamente anche perché portava con sé la sofferenza dell’Orfano ancora presente. Sono stati mesi difficili, il lato ombra del Guerriero ogni tanto prevaleva e ne ero consapevole. Rabbia e frustrazione accumulate negli anni si facevano largo tra tristezza e sofferenza. Questi mesi hanno portato i loro frutti, ho capito che un vero Guerriero combatte con intelligenza e saggezza e non con esplosioni di rabbia e questo per me è un traguardo importantissimo.

Ero pronta all’archetipo successivo, l’Amante, ero pronta ad imparare ad amare me stessa. Non è facile amare se stessi e non è facile coltivare l’autostima, l’Orfano tenta di farsi sentire… Dell’archetipo dell’Amante vivo la passione sia fisica che mentale che per la vita, amo godere delle piccole cose, mi nutro del piacere di vivere nuove esperienze, amo il contatto con la Natura. Ho capito che devo imparare ad essere tollerante con me stessa prima che con gli altri, devo amarmi per il mio essere unica anche con i lati del mio carattere meno facili e devo imparare ad essere più generosa con me stessa e proteggere il mio cuore. Dare senza riserve non significa amare profondamente e la troppa disponibilità è stata spesso travisata e ha dato l’opportunità alle persone di approfittare di me. L’Amante ha messo in luce questi aspetti e mi ha aiutato a fare chiarezza in alcune situazioni che non andavano bene per me. L’estate è passata in modo non leggero, anzi! È stata pervasa da un’inquietudine interiore, da una tristezza emotiva che non sapevo spiegare. Rileggendo i vari passaggi di questo viaggio impegnativo mi rendo conto che ogni archetipo riflette molte mie caratteristiche.

Del Cercatore ho la curiosità, sono sempre alla ricerca di migliorare il mio mondo. Ogni viaggio dentro me stessa è irrinunciabile, io non voglio esistere, voglio vivere! “Sento” che dentro di me c’è un progetto di vita e so che sono sulla strada giusta per realizzarlo. Questo percorso mi ha insegnato anche la pazienza, cosa molto difficile per me. In passato sono stata un Cercatore impaziente, per cambiare situazioni che non mi andavano bene lasciavo che fosse l’impazienza a scegliere e finivo col cadere sempre nelle stesse dinamiche. Ora sto imparando a ragionare con lucidità, con pazienza sto seminando e aspetto di raccogliere i frutti di questa mia nuova ME.

E il Saggio piano piano si fa strada… non voglio condizionamenti e ho un preciso obiettivo: realizzare i miei sogni. Sognare per me è bellissimo, sogno ad occhi aperti e anche se non riesco a rendere reali tutti ì miei sogni non smetterò mai di sognare perché mi fa sentire Viva.

E come ha detto bene la mia Maestra Spirituale io sono nata Folle! Del Folle ho tutte le caratteristiche positive, il coraggio di essere me stessa, di andare controcorrente, la spensieratezza e, una caratteristica di cui vado orgogliosa, la voglia di giocare. Contrariamente a ciò che mi aspettavo e cioè che il Folle prendesse ancora più piede in me magari con qualche colpo di testa, ho vissuto questa fase nell’introspezione, nella evoluzione interiore.

Mi sono preparata non essendone conscia all’archetipo dell’Alchimista.

Osservando l’anno che è passato ho finalmente iniziato a vedere i cambiamenti dentro di me e che sono avvenuti anche intorno a me. Persone e situazioni negative si sono allontanate, vuoi per mia scelta, vuoi perché era terminato il loro compito nella mia vita. L’ambiente di lavoro che così tanto pesantemente ha influito per tanti anni su di me è cambiato. È cambiato perché sono cambiata io, ora è sereno pur con tutte le problematiche legate alla situazione attuale di crisi generale, c’è dialogo e condivisione e finalmente CI SONO anche io!

Questo è il preludio al NUOVO, nuova energia mi pervade e sto finalmente andando verso la mia piena realizzazione di una NUOVA VITA.

Grazie Morena!

Dermoriflessologia e Sciamanesimo

In Dermoriflessologia abbiamo un campo cutaneo di ricezione, posto all’esterno dei polpacci, che possiamo usare anche come area di scansione per acquisire dati e sintonizzarci con determinate informazioni.

Curiosamente, la stessa zona cutanea era considerata dagli antichi sciamani come un centro di percezione molto potente.

Riporto il passaggio tratto dal libro Il dono dell’aquila di Carlos Castaneda:

“Gli esseri umani hanno uno splendido centro di percezione all’esterno dei polpacci e se si potesse indurre la pelle di quell’area a rilassarsi e calmarsi, il campo di percezione si amplierebbe in modi che sarebbe impossibile capire razionalmente.”