“QUELLO CHE IL BRUCO CHIAMA FINE DEL MONDO,
IL RESTO DEL MONDO LO CHIAMA FARFALLA”
Lao Tzu
Gli ultimi anni hanno messo in luce una realtà che non incontra il favore di tutti, una realtà dove un “sistema organizzato” sta manovrando pesantemente per attuare cambiamenti sociali, culturali, economici, politici e tecnologici, che coinvolgono la vita di tutti i cittadini.
Alcuni individui erano già abbastanza preparati a questa “fine di un mondo”, perché avevano creato una propria vita fuori dal “sistema” e hanno, pertanto, potuto rispondere velocemente sia dal punto di vista psicologico sia dal punto di vista pratico.
Altri, invece, sono stati travolti dagli eventi e da una serie di emozioni molto forti che li hanno costretti a decidere se aderire alla guida del “sistema” oppure resistere.
Chi ha scelto di resistere, lo ha fatto per rivendicare la propria libertà, l’autodeterminazione, la volontà di vivere secondo principi umani e spirituali al posto che secondo criteri disumani e tecnocratici. Molti di questi individui, non preparati a questa “fine di un mondo”, si sono trovati allo sbando.
I problemi emersi sono molti e diversi: la famiglia, il lavoro, i figli, le relazioni…
Qualcuno ha perso il lavoro oppure, pur conservandolo tra mille peripezie, oggi vorrebbe cambiarlo, perché non lo sente più adatto a sé e perché si sente esposto ai ricatti del potere.
Alcuni hanno intrapreso tentativi di strade alternative per l’educazione del figli.
Moltissimi non si riconoscono più nella società, si guardano attorno e si sentono alieni in una terra straniera e ostile.
La realtà, però, è più rosea di quel che sembra. Ogni “fine di un mondo” prepara l’inizio di un mondo nuovo. Sta a chi ha scelto di resistere il compito di creare la nuova realtà sulla base di principi di umanità e spiritualità. Per chi vuole e accetta di cogliere questa occasione, si apre una splendida avventura.
La domanda che molti si fanno, a questo punto, è: costruire dentro al “sistema” o fuori dal “sistema”?
Bene, siamo sinceri, operare all’interno del sistema è una scelta fallimentare. Il sistema è organizzato da tempo immemore, è esperto nel proprio gioco, ha strumenti pressoché infiniti e, cosa ancor più importante, ha deciso sia gioco sia il territorio sia le regole.
In una parola: questa è la loro guerra.
Davvero vogliamo sprecare il nostro tempo in una guerra che non ci appartiene?
Non sarebbe più saggio (e anche più divertente) creare qualcosa di nuovo, fuori dagli schemi, liberi da un’ingerenza che ci farebbe soltanto disperdere energie?
Per chi lo vuole, la “fine del mondo” è già stata, ora si tratta di diventare farfalla!
Gli strumenti, psicologici e pratici, ci sono.
Ne parleremo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane…