Il “diverso” fa paura.
È sempre stato così dalla notte dei tempi.
I nobili e i ricchi avevano paura dei poveri e di tutti quelli che non erano come loro, tanto da barricarsi dentro castelli e palazzi recintati da alte mura, tanto da rendere schiavi i diversi, tanto da giustiziare chi pensava diversamente, tanto da fare guerre e usare la violenza per reprimere, dominare e conquistare i popoli.
La differenza di stato sociale faceva paura, il colore della pelle faceva paura, la fede religiosa faceva paura, anche le donne facevano paura.
E più si aveva qualcosa da perdere, più aumentava la paura.
Poi sono arrivati i “progressisti”, ma non è cambiato niente.
I progressisti, ritenendosi illuminati, hanno cercato di conoscere il diverso per superare la loro paura.
Hanno iniziato a catalogare tutti i “diversi”.
Hanno creato un enorme archivio di categorie: dal colore della pelle all’orientamento sessuale, dal tipo di lavoro al tipo di divertimento, dall’orientamento religioso al pensiero filosofico.
Ma la paura non spariva.
Allora hanno usato la loro conoscenza per studiare le risposte e le reazioni, così da rendere i diversi prevedibili.
Ma ancora la paura non spariva.
Allora hanno iniziato l’opera di condizionamento: avendoli catalogati e avendone studiato le reazioni, adesso potevano manipolarli e controllarli.
Ma ancora la paura non spariva.
Allora hanno iniziato il processo di “inclusione”, negandone la diversità e affermando il principio di uguaglianza.
E siamo giunti pressapoco ai giorni nostri.
Ma ancora la paura persiste.
Quella paura che li obbliga a conoscere, schedare, controllare, dirigere tutte le persone affinché siano gestibili. Prevedibili. Schiavi.
Sì, ancora una volta, schiavi.
Perché la libertà è un arcobaleno colorato.
La libertà è differenza.
La differenza fa paura.
La libertà fa paura.
Così, oggi, non ci sono più persone “normali” e persone “diverse”, ma persone “giuste” (quelle censite, ubbidienti, regolarizzate, convergenti con il sistema dell’autorità) e persone “sbagliate” (quelle non censibili, disubbidienti, irregolari, divergenti rispetto al sistema).
Oggi la guerra si fa agli sbagliati, non ai diversi.
Ma chi decide cosa è giusto e cosa sbagliato?
Gli stessi che decidevano chi era “normale” e chi “diverso”.
Ma cos’è giusto? Cos’è normale?
Senza pensatori alternativi, saremmo ancora all’epoca della pietra.
Senza errori, ci aggireremmo ancora sulla terra impugnando una clava.
Perché quello che differenzia un essere umano da una macchina è proprio la possibilità e la volontà di pensare fuori dagli schemi, di sbagliare, di essere imprevedibile.Impedire di pensare autonomamente, impedire di essere “sbagliato”, vuol dire impedire all’umanità di essere umana.
IO AMO LA LIBERTÀ ULTIMA DI ESSERE IMPREVEDIBILE.
Io amo la libertà di “essere sbagliata” e di permettere agli altri di “essere sbagliati”.
Samantha Fumagalli