“Ogni cittadino schifava l’altro e quasi nessuno aveva cura del vicino; i parenti rare volte o mai si facevano visita e se lo facevano rimanevano distanti.La paura era entrata nel petto degli uomini al punto che i fratelli si abbandonavano così come lo zio e il nipote, la sorella e il fratello e spesso la moglie il marito; cosa ancora più grave e quasi impossibile a credersi, i padri e le madri abbandonavano i figli come se non fossero loro”.
Cronaca di oggi?
No, del 1348, quando a Firenze arrivò la peste.
Descritta nel Decameron da Boccaccio.
Vorrei leggere queste parole come un invito a essere e restare umani e a non aggiugere, alla malattia, anche l’odio.